Roma, 7 gennaio 2025 – Gli errori nella somministrazione dei farmaci, responsabili delle cause più frequenti di morbosità e mortalità nei pazienti ospedalizzati, sono in aumento a livello globale. Studi recenti evidenziano come un fattore determinante sia la stanchezza psicofisica degli infermieri, una condizione che mina enormemente la sicurezza delle cure e il benessere dei professionisti sanitari.
Secondo una recente indagine condotta dall’Università di Genova, il 59% degli infermieri italiani si sente molto stressato, il 47,3% privo di energia e il 40,2% soffre di esaurimento emotivo. La cronica carenza di personale, i turni massacranti e il carico di lavoro eccessivo, uniti all’insoddisfazione lavorativa legata a stipendi poco dignitosi e a prospettive di carriera poco edificanti, non solo aumentano i rischi di errore, ma spingono il 45,2% degli infermieri a considerare di lasciare la professione.
Il Segretario Nazionale del COINA, Marco Ceccarelli, commenta così i recenti report nazionali sull’argomento: “I dati sono inequivocabili. Gli infermieri italiani anche nel 2024 hanno operato in condizioni insostenibili, spesso mettendo a rischio la propria salute e naturalmente quella dei pazienti. Turni prolungati, ritmi circadiani stravolti e una leadership spesso distante dalle necessità operative aggravano una situazione già critica. La stanchezza non è una questione personale: è un problema organizzativo e sistemico che necessita di azioni immediate”.
Gli errori nella somministrazione dei farmaci, definiti Medication Administration Errors (MAEs), sono tra i più comuni e includono omissioni, errori di dosaggio o scarsa vigilanza. Secondo il Journal of Clinical Nursing, l’82% degli studi analizzati associa la stanchezza a prestazioni cognitive ridotte e diminuzione della sicurezza del paziente.
Le richieste del COINA
Per affrontare questa crisi, COINA propone le seguenti misure:
- adeguamento del personale infermieristico: stabilire livelli di staffing che rispettino gli standard europei (massimo 6 pazienti per infermiere);
- riduzione dei turni prolungati: introdurre politiche che limitino il numero massimo di ore lavorative consecutive;
- supporto al benessere psicofisico: implementare programmi per la gestione dello stress, supporto psicologico e pause adeguate durante i turni;
- investimenti nella leadership: formare i dirigenti sanitari a uno stile di gestione empatico e orientato al benessere degli operatori;
- valorizzazione delle competenze: offrire opportunità di crescita professionale e aumenti salariali per contrastare l’insoddisfazione lavorativa.
Il Segretario Nazionale Ceccarelli aggiunge: “Non possiamo più ignorare il legame tra benessere degli operatori e sicurezza delle cure. È necessario un cambio di paradigma: gli infermieri devono essere messi nelle condizioni di lavorare con serenità e competenza. Questo significa investire nelle persone con stipendi adeguati alla media europea, nella formazione e in modelli organizzativi innovativi”.
Il COINA ribadisce che un’assistenza sicura e di qualità non sarebbe possibile senza un reale impegno per il benessere degli infermieri. Come sottolineato dalla recente Carta di Udine, il benessere organizzativo è una responsabilità collettiva che valorizza la persona e rende l’ospedale un luogo di salute e serenità chi viene curato ma anche per chi cura.