Roma, 17 luglio 2020 – “L’Infermiere di Famiglia è legge. Finalmente, è davvero il caso di dirlo! Anche noi del Nursing Up – esordisce il Presidente Nazionale De Palma – accogliamo con gioia quello che potrebbe diventare un passaggio epocale nella storia della sanità italiana del presente e del futuro, ma che rischia purtroppo di trasformarsi in un flop se non lo si guarda con attenzione e lungimiranza. Apprendo e leggo, continua De Palma, dei sentimenti di giubilo del Ministro della Salute Speranza e dei vertici della FNOPI.
Poi però, nell’approfondire i rispettivi commenti, cresce in me un dubbio terribile. Tutti e proprio tutti continuano a parlarci di infermiere di famiglia solo in chiave di assistenza domiciliare. Noi del Nursing Up siamo allarmati e preoccupati per questa situazione!
Da sempre obiettivo del nostro sindacato non è solo quello di tutelare la categoria e far valere i nostri diritti, denunciare e raccontare quanto accade nel mondo infermieristico attraverso la voce di chi vive la vera sanità, quella che si fa di quotidianità nelle corsie e nelle stanze d’ospedale.
Ci sentiamo in dovere, come sindacato, io per primo come Presidente Nazionale, senza prosopopea e con grande umiltà, di mettere al corrente i cittadini sul rischio concreto che stiamo correndo, cioè di perdere una delle occasioni più importanti per uscire dalla mediocrità organizzativa. Continuo a leggere, da più parti, solo ed esclusivamente passaggi relativi all’infermiere di famiglia legati all’assistenza domiciliare. Non va bene, non è possibile persistere in questa carente informazione.
Perché se si vuole davvero inserire, nei nostri territori regionali, una figura calibrata sul modello anglosassone, che rappresenta uno dei sistemi più funzionali, non possiamo permetterci questo errore gravissimo.
Proverò perciò a riassumere quelli che per noi, sindacalmente parlando, potrebbero essere, in via indicativa e senza presunzioni di esaustività, gli ambiti di operatività dell’infermiere di famiglia, che non debbono e non possono limitarsi ‘solo’ agli interventi nelle famiglie che accolgono persone anziane o malati allettati”.
Infermiere di famiglia, potenzialità enormi da comprendere e da utilizzare
Figura fondamentale per la sanità italiana del prossimo futuro, ruolo chiave per la collettività a 360 gradi. Non dovrebbe occuparsi solo di assistenza domiciliare.
Preliminarmente sarà necessario adottare poche e chiare norme generali e di coordinamento, di tipo regolamentare o attraverso linee guida dettate dal Ministero della Salute alle Regioni, che in applicazione delle previsioni dell’articolo 1), punto 3) della legge n 251/2000 e del Decreto Rilancio, ora legge dello Stato, garantiscano l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie italiane della diretta responsabilità e gestione delle attività di assistenza infermieristica di famiglia e delle connesse funzioni, dando opportune indicazioni per la revisione dell’organizzazione del lavoro, e per la creazione di modelli di assistenza infermieristica di famiglia personalizzata.
Insomma, è necessario garantire uniformità di azione su tutto il territorio nazionale, bisogna inquadrare il perimetro organizzativo entro il quale opera l’infermiere di famiglia nell’ambito di un modello che sia il più possibile omogeneo, così da renderlo utile a tutta la collettività, regione per regione e su tutto il territorio.
Prestazioni non solo a domicilio
L’infermiere di famiglia ha le carte in regola per operare in un proprio studio ambulatoriale integrato nel complesso sistema delle cure primarie. Nel suo ambulatorio, un servizio che possiamo anche immaginare organizzativamente simile al modello del medico di famiglia, gestito in coordinamento con ASL e Regioni, offrirà a tutti i componenti della famiglia, beninteso anche a chi non è costretto a letto o comunque al proprio domicilio, ogni tipologia di prestazione che la legge attribuisce alla responsabilità della professione infermieristica.
Cosa può fare un infermiere di famiglia
Il medico esprime una diagnosi, individua la cura, l’infermiere ha il compito di seguire la profilassi della malattia, di prendersi cura della persona, di garantirgli l’alveo delle prestazioni che la legge gli attribuisce la responsabilità di svolgere. Si occupa, ad esempio, di somministrazione di terapie iniettive, medicazioni, trattamenti post operatori in coordinamento con le strutture ospedaliere e con il medico di famiglia, di garantire assistenza infermieristica globale, quindi con un approccio di tipo olistico al servizio della persona e dell’intera collettività.
Riduzione dei ricoveri inutili
L’infermiere di famiglia, operando dal proprio studio/ambulatorio o a casa nelle famiglie, potrà consentire alle persone che necessitano di prestazioni infermieristiche erogabili in regime non ospedaliero, di evitare di affollare gli ospedali, riducendo finalmente le liste di attesa, i ricoveri inutili e permettendo lo snellimento delle attività dei pronto soccorsi o dei reparti.
Infermiere come educatore sanitario, la svolta per la società civile del presente e del futuro
Non solo piani di assistenza preventiva, curativa e di salvaguardia della salute rientranti nei suoi ambiti di competenza professionale, ma anche educazione alla salute al servizio del cittadino.
Mai come in questo momento, con una pandemia appena lasciata alle spalle, con il rischio concreto di una sua riesplosione, gli infermieri di famiglia devono e possono lavorare, di concerto con le ASL, con i medici di base ma anche con centri specializzati nelle attività di formazione ed informazione in ambito sanitario, ad esempio in campagne di sensibilizzazione e conoscenza per la cura e la prevenzione delle maggiori patologie infettive.
Potremo vederli impegnati in workshop, meeting destinati alle famiglie, in giornate di educazione alla salute nelle scuole. Immaginiamo i vantaggi che avremmo avuto con infermieri di famiglia in tutta Italia già pronti ad agire prima del Covid-19.