Grosseto, 22 agosto 2024 – In otto mesi 300mila prestazioni, 7mila persone assistite per oltre 60mila accessi. Sono i numeri dell’attività dell’“Infermiere di famiglia” in provincia di Grosseto. Numeri che raccontano un impegno quotidiano che va nella direzione della risposta alla domanda di salute.
Questa figura professionale assicura l’assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera, perseguendo l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei professionisti e ponendo al centro la persona.
L’“Infermiere di famiglia”, detto anche di Comunità, interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità formali e informali. Non è solo l’erogatore di cure assistenziali, ma diventa la figura che garantisce la risposta assistenziale all’insorgenza di nuovi bisogni sanitari espressi e potenziali che insistono in modo latente nella comunità.
“È un professionista con un forte orientamento alla gestione proattiva della salute – dichiara la direttrice Infermieristica dell’area provinciale grossetana, Cinzia Garofalo – È coinvolto in attività di promozione, prevenzione e gestione partecipativa dei processi di salute individuali, familiari e di comunità all’interno del sistema dell’assistenza sanitaria territoriale nei diversi setting assistenziali in cui essa si articola”.
In provincia di Grosseto operano 79 infermieri di famiglia, la norma ne prevede uno ogni 3mila abitanti, stimando che il 10% della popolazione possa essere quella da prendere in carico. Nella stesura dei progetti territoriali, la Asl si avvale della collaborazione con le associazioni in modo da declinare il proprio intervento secondo le specificità della comunità locale.
“L’infermiere di famiglia e comunità, raccoglie consenso e soddisfazione da parte degli utenti che percepiscono la sua presenza come determinante nel percorso di presa in cura e continuità nei diversi setting assistenziali, ospedalieri quanto il proprio domicilio”, conclude Cinzia Garofalo.