Roma, 9 novembre 2021 – Inversione di tendenza sulle indennità per i medici di Pronto Soccorso, ma non basta. Questo il giudizio della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu sulla decisione del ministro Roberto Speranza di investire 90 milioni di euro per ristorare un settore che vede una costante “fuga” di professionisti negli ultimi anni e che è peggiorata con la pandemia.
Emanuele Cosentino, responsabile nazionale Fismu 118 (convenzionati) e Mirella Triozzi, invece medico dirigente del 118 e dirigente nazionale Fismu, fanno un forte appello al ministro: “La situazione nell’area dell’emergenza urgenza è drammatica: una rete di assistenza che parte dal territorio e arriva al Pronto Soccorso, che ha bisogno di interventi straordinari. Non bastano 90 milioni di euro dal 2022, escludendo oltretutto, gravemente, ed arbitrariamente tutto il personale medico che lavora nel 118”.
“Salutiamo positivamente questa inversione di tendenza – continuano – perché i nostri colleghi in Pronto Soccorso lavorano in condizioni inaccettabili, turni lunghissimi, situazioni organizzative e ambientali rischiose, anche per le ricorrenti aggressioni, e poi l’assenza strutturale di turn over e il precariato cronico, veri e propri ‘gironi danteschi’ che con il COVID non potevano che peggiorare. Quindi ben venga un ristoro.
Ma la realtà è purtroppo analoga nell’emergenza territoriale, nel cosiddetto 118, che è la prima linea di intervento e di risposta ai cittadini.
A rendere la situazione, se possibile, più complicata, c’è anche un altro fattore e cioè i medici che lavorano come convenzionati senza le stesse tutele dei loro colleghi, che invece sono dipendenti. Ora molti si troveranno senza indennità e senza tutele”.
“Al ministro Speranza – concludono Cosentino e Triozzi – chiediamo di prevedere più risorse ed estenderle anche al 118. Partiamo da una nuova impostazione: l’emergenza-urgenza, Pronto Soccorso e 118, è un sistema che ha bisogno serio di energie e investimenti anche per tamponare la cosiddetta fuga dal settore. Se non interveniamo, fra qualche anno non ci saranno più medici disponibili e si apriranno le porte ad altre sciagurate privatizzazioni della sanità pubblica. Ministro, è una questione di giustizia ed equità, ma anche di tutela dei diritti dei pazienti”.