In un quadro di Mantegna i sintomi della neurofibromatosi 80 anni prima della sua scoperta

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“La Camera degli Sposi”

Torino, 15 settembre 2016 – La rivista inglese “The Lancet Neurology” pubblica una ricerca del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche (DSSPP) dell’Università di Torino che identifica nel quadro di Andrea Mantegna “La Camera degli Sposi” i sintomi di una malattia, la neurofibromatosi tipo 1 (NF1), più di 80 anni prima della sua scoperta.

Raffaella Bianucci – antropologa e paleopatologa della Sezione di Medicina Legale del DSSPP e autrice dell’articolo “Painting neurofibromatosis type 1 in the 15th century” – e colleghi hanno identificato la prima rappresentazione pittorica di un caso di NF1 associata a nanismo ipofisario in un individuo di sesso femminile nell’affresco “La Camera degli Sposi”, dipinto da Andrea Mantegna tra il 1465 e il 1474 e ora conservato al Palazzo Ducale Mantova.

La neurofibromatosi tipo 1 (NF1), anche nota come malattia di Von Recklinghausen, è una malattia neurocutanea multisistemica ereditaria caratterizzata dalla predisposizione allo sviluppo di tumori benigni e maligni. La prevalenza è stimata in un caso ogni 4.000-5.000.

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“La Camera degli Sposi” – il particolare della fantesca

La prima descrizione della malattia di Von Recklinghausen, ad opera del medico e naturalista Bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605), risale al 1592. L’affresco del Mantegna ne predata la descrizione clinica di circa 86 anni e dimostra le magistrali capacità del pittore di riprodurre figure umane in movimento e di dipingere specifiche condizioni patologiche.

La fantesca dipinta nell’affresco del Mantegna mostra i sintomi della NF1: cinque neurofibromi – tumori della guaina dei nervi periferici che si presentano sotto forma di lesioni cutanee, sottocutanee o plessiformi – sul viso più un neurofibroma sul dorso della mano destra, almeno cinque macchie caffè-latte sulle guance e sul mento, svariati noduli di Lish nell’iride destra e sinistra, un marcata riduzione della statura sconfinante in un nanismo ipofisario.

“L’arte – spiega Raffaella Bianucci – riveste un ruolo fondamentale nell’ambito della scienza medica. Le rappresentazioni artistiche permettono agli studenti di medicina di sviluppare in ambiente “protetto” le proprie capacità di osservazione, descrizione e interpretazione, capacità che saranno loro necessarie nello svolgimento della professione.”

fonte: ufficio stampa

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