Roma, 31 marzo 2022 – Sono stati 71 i trapianti realizzati in Italia utilizzando gli organi di 49 donatori positivi al Covid. È il bilancio, aggiornato all’ultimo giorno dello stato di emergenza per la pandemia, del protocollo del Centro nazionale trapianti che consente di effettuare trapianti di organi provenienti da donatori risultati positivi al coronavirus e deceduti per altre cause, su riceventi positivi al momento del trapianto o già immunizzati per malattia pregressa o per vaccinazione.
Il programma sperimentale italiano è attivo dal novembre 2020 ed è stato il primo al mondo a consentire l’utilizzo di queste donazioni. Inizialmente limitato agli organi salvavita come cuore e fegato, il protocollo è stato poi esteso ai reni, e ha consentito complessivamente 5 trapianti di cuore, 45 di fegato intero, 5 di porzione di fegato, 14 trapianti di rene singolo e 2 di rene doppio.
“Quando 15 mesi fa decidemmo di partire con questo protocollo non c’erano precedenti a livello internazionale, ma la sperimentazione ci ha dato ragione – spiega il direttore del Cnt, il dott.Massimo Cardillo – Questi trapianti sono stati eseguiti in totale sicurezza, sono stati tutti coronati da successo e non abbiamo avuto nemmeno un caso di trasmissione della malattia. Si tratta di un primato della Rete trapiantologica italiana che è stato riconosciuto anche dalla comunità scientifica internazionale, dato che il protocollo è stato pubblicato sul prestigioso American Journal of Transplantation, e questo ha spinto tanti altri paesi a seguire l’esempio dell’Italia”.
La conclusione dello stato d’emergenza Covid-19 non comporterà cambiamenti rispetto all’attività di donazione e trapianto: tutte le misure di sorveglianza infettivologica per il coronavirus resteranno attive e continuerà anche l’attività di monitoraggio sull’efficacia dei vaccini nelle persone trapiantate.
Secondo l’ultimo aggiornamento effettuato grazie alla collaborazione del Centro nazionale trapianti con il sistema di sorveglianza integrata dell’ISS, i dati dimostrano che un paziente trapiantato non vaccinato ha un rischio 4 volte superiore di infettarsi con il SARS-CoV-2 rispetto a un trapiantato vaccinato con 3 dosi, e un rischio di letalità a 30 giorni più che doppio.
“A dicembre 2021, l’84% dei pazienti trapiantati risultava vaccinato e più del 70% aveva ricevuto la terza dose – conclude Cardillo – e alla luce dei dati sull’efficacia, è importante che prosegua con ritmo serrato la campagna vaccinale in questi pazienti fragili, con la somministrazione della quarta dose”.