Roma, 15 gennaio 2024 – “Potremmo ribattezzarla “la spedizione dei 1.000” per far comprendere la portata di un emendamento quello al decreto Milleproroghe, che continua a tenere alta la tensione nel mondo medico. Imperversa, infatti, per l’ennesima volta, in Parlamento – commenta Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed – la proposta di trattenimento in servizio dei dirigenti medici e sanitari fino a 72 anni, nonostante le forti contrarietà che hanno caratterizzato la discussione lo scorso anno”.
“Sorge più di un dubbio – prosegue Di Silverio – che tale norma sia ad personam, utile solo a favorire qualche amico, e a mantenere intatto, per altri due anni almeno, il sistema di potere, prevalentemente universitario, che combattiamo da anni. Una guerra perfino contro il tempo, insomma, pensando forse che lo stesso possa essere fermato, o gestito a piacimento”.
E non è solo una questione politica quella che porta Anaao Assomed a tenere alte le barricate. “Il fatto è che il provvedimento, chiaramente di marca lobbistica, è offensivo per l’intera categoria oltre che inutile rispetto all’obiettivo sbandierato”, puntualizza Di Silverio.
In base ai CAT 2021 (Conto Annuale dello Stato) i dirigenti medici e sanitari che potrebbero restare in servizio oltre i 68 anni compiuti sono 1.253. Tra questi i direttori di struttura complessa sono 340, ovvero il 27,1%, e i responsabili di struttura semplice 245, ovvero il 19,6%. La prima conclusione è: i medici over 68 rappresentano solo l’1,16% di tutti i medici del SSN.
Questi numeri fanno capire la dimensione del problema, visto che la platea potenzialmente interessata è costituita da 1253 colleghi, di cui 585 con incarichi di direzione di strutture complesse o semplici. Naturalmente nel calderone finiscono anche i Professori universitari probabilmente più interessati alla norma degli ospedalieri puri.
E allora a chi serve davvero questa norma? Perché si continua a insistere con la presentazione di un emendamento camuffandolo come utile e indispensabile a risolvere la carenza di personale in sanità? Potranno 1253 medici e dirigenti sanitari, di cui 585 direttori di strutture fare turni notturni e festivi? O effettuare il lavoro straordinario necessario a tamponare le carenze di personale? O rappresentare la soluzione per lo stato in cui versa il PS? Sono tutte domande retoriche.
“E allora – chiede Di Silverio – perché non dichiarare pubblicamente che questa norma serve a pochi soggetti che hanno l’aria di sopravvissuti, per mantenere un sistema lobbistico di occupazione a vita dei pochi posti apicali del sistema di carriera nel nostro SSN? Sistema che sotto il profilo della gratificazione professionale lascia fuori ben 19 medici su 20”.
“Insomma, da una parte la norma della finanziaria costringe di fatto a restare al lavoro i dirigenti medici e sanitari fino a 70 anni, a meno che non vogliano subire consistenti penalizzazioni economiche. Dall’altra si cerca di prolungare la prigionia, certo volontaria, fino a 72 anni per pochi eletti, esentati dagli aspetti più gravosi del lavoro ospedaliero. Ci chiediamo se sia questo il modo di investire nei professionisti e nella professione, come più volte dichiarato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro della salute”.
Non è solo una questione di numeri, ma anche di salute dei professionisti. Ad affermarlo non è solo un sindacato come l’Anaao Assomed, ma la Consulta Italiana Interassociativa della Prevenzione, CIIP, cui aderiscono 13 associazioni che rappresentano circa 10.000 professionisti della prevenzione appartenenti a diversi mondi (SSN, Università, Ricerca, Imprese private) che sottolinea i fattori di rischio del lavoro in sanità oltre il 67 anni.
E ribadisce una affermazione che racchiude il senso della nostra protesta: “la soluzione più ragionevole sarebbe quella di riportare gli organici ai livelli corretti, tali da garantire una equa distribuzione dei carichi di lavoro e una organizzazione ergonomicamente ordinata dei turni. Ma come spesso succede, le soluzioni più logiche sono anche quelle di più difficile attuazione pratica”.
“Sorgono davvero molti dubbi – prosegue Di Silverio – su un positivo rapporto costi/benefici della scelta di lavorare sino ad una età così avanzata, per un settore che comporta diversi problemi sia organizzativi che di sicurezza e tutela della salute. Anche la considerazione che la scelta sia opzionale e volontaria non vale a dissipare i dubbi e i problemi sopra evidenziati, perché spesso il lavoratore sceglie per considerazioni economiche e trascura le implicazioni per la salute fisica e psichica, che non sempre è in grado di valutare compiutamente”.
“Noi crediamo fortemente che per salvare il SSN occorra collaborare, lasciando da parte personalismi ed esigenze settoriali per pensare solo al bene della sanità pubblica. Se davvero si vuole dare ai colleghi che tanto hanno già lavorato nel sistema sanitario la possibilità di restare in servizio fino a 72 anni, si proponga loro il ruolo di tutor per le nuove generazioni lasciando da parte i titoli acquisiti. Restino pure, ma per essere davvero dei padri nobili della professione più affascinante e più gravosa del mondo, dei formatori che aiutano i giovani a crescere, comprendere e inserirsi in un sistema di cure sempre più complesso e duro in cui esiste un vero bisogno di fare squadra”.
“Se così non fosse, continueremo a bocciare e a fare barricate, e non saremo soli, contro ogni tentativo di salvaguardare privilegi, centri di potere, sistemi lobbistici. Per essere, ancora una volta, dalla parte dei pazienti e dei dirigenti medici e sanitari”, conclude Di Silverio.