Lo strumento unisce le caratteristiche del microscopio chirurgico a quelle della tecnologia robotica. Consente di pilotare lo strumento di visione tridimensionale con i movimenti della testa del chirurgo
Ferrara, 18 dicembre 2020 – Primo intervento in Italia (e tra i primi in Europa) quello eseguito dall’equipe dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara – diretta dal prof. Stefano Pelucchi – utilizzando, per il posizionamento di un impianto cocleare, una nuova tecnica operatoria usata in ambito otochirurgico (orecchio medio ed interno, ovvero membrana del timpano, ossicini e coclea).
Nel periodo che va dal 6 al 18 novembre di quest’anno sono stati portati a termine numerosi interventi di chirurgia otorinolaringoiatrica utilizzando il RoboticScope. Si tratta di un dispositivo digitale robotico 3D che unisce le caratteristiche del microscopio chirurgico a quelle della tecnologia robotica e consente di pilotare lo strumento di visione tridimensionale con i movimenti della testa del chirurgo. Questo permette di ottimizzare la visione del campo operatorio anche in zone del corpo la cui corretta esposizione costringe, con le tecniche tradizionali, posizioni faticose per il chirurgo in quanto la maggior parte di questi interventi impegnano le equipe di sala operatoria per molte ore.
I primi due dei 6 interventi, realizzati con questa tecnica, sono stati eseguiti il 6 novembre su un uomo di 21 anni e una donna di 22 posizionando, con successo su entrambi, un impianto cocleare (un orecchio artificiale elettronico in grado di ripristinare la percezione uditiva nelle persone con sordità profonda, utilizzato quando gli apparecchi acustici non ottengono il risultato sperato).
Nei giorni successivi sono stati eseguiti anche altre complesse procedure otochirurgiche ed un intervento per una neoplasia della parotide. Per imparare l’uso dello strumento, nei giorni precedenti il primo intervento i chirurghi hanno eseguito una prova di simulazione su modelli (i visori 3D, infatti, sono personalizzati sugli occhi degli operatori). Formazione che è stata portata termine con successo.
Normalmente per questa tipologia di interventi viene utilizzato il microscopio operatorio, uno strumento ottico di ingrandimento non digitale che il chirurgo usa appoggiando direttamente gli occhi sugli oculari e spostandolo, durante l’intervento, più volte per ottenere il miglior allineamento tra la propria visuale ed il campo operatorio.
Il RoboticScope unisce l’ingrandimento digitale alla visione del chirurgo, trasformandola in prospettiva 3D comandata dal professionista, con il solo movimento della testa. Questo consente di non interrompere mai la visione del campo operatorio e di non dovere assumere posizioni scomode per interventi che di norma sono abbastanza lunghi. Inoltre la doppia visione consente, anche a chi aiuta e sta imparando, di avere la stessa visione 3D dell’operatore: questo migliora moltissimo la curva di apprendimento.
Non da meno i vantaggi per le persone sottoposte a questi tipi di interventi con l’ausilio del RoboticScope che, grazie alla metodica, possono beneficiare di una procedura chirurgica ancora più precisa.
Interventi per gli impianti cocleari, Chirurghi: Michela Borin, Nicola Malagutti. Per l’intervento di Parotidectomia, Chirurghi. Roberto Merlo, Chiara Bianchini. Per l’intervento di Stapedectomia, Chirurgo: Nicola Malagutti. Per l’intervento di Timpanoplastica, Chirurgo: Nicola Malagutti.
“Anche in questo periodo complicato – mette in evidenza il prof. Stefano Pelucchi – siamo riusciti ad eseguire interventi complessi volti alla riabilitazione uditiva di giovani pazienti anacusici. Oltre agli interventi effettuati utilizzando questa nuova tecnica, anche durante i mesi di forte pressione dovuta all’emergenza sanitaria – abbiamo posizionato diversi impianti cocleari in pazienti pediatrici e adulti, riuscendo ad eseguire lo stesso numero di interventi del 2019”.
“L’evoluzione tecnologica – ha dichiarato il Commissario Straordinario del S. Anna dott.ssa Paola Bardasi – consente prestazioni maggiormente precise e dunque di potenziare la sicurezza per il paziente. Maggiori possibilità tecnologiche portano ad affinare le competenze professionali che, a loro volta, offrono vantaggi ai pazienti trattati. In un ospedale universitario come il nostro la ricerca e l’innovazione sono sinonimo di miglioramento dell’assistenza”.