Impiantato nel cuore il pacemaker più piccolo del mondo e senza fili

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Interventi eseguiti dal dott. Saverio Iacopino presso l’Anthea Hospital e il Maria Cecilia Hospital, due dei 12 centri italiani per la sperimentazione della nuova tecnica. Numerosi i benefici per il paziente

pacemaker-GVMLugo (RA), 24 giugno 2015 – GVM Care & Research, gruppo sanitario italiano fondato e presieduto da Ettore Sansavini, si conferma all’avanguardia nel settore della cardiologia interventistica: nei giorni scorsi è stato eseguito, presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA) e l’Anthea Hospital di Bari, l’impianto del pacemaker più piccolo del mondo. Si tratta del sistema di stimolazione transcatetere Micra TPS, una vera e propria cardiocapsula, lunga poco più di 2 cm per 2 grammi di peso, che non necessita di alcun catetere o filo inserito nelle vene.

Le strutture ospedaliere di GVM Care & Research sono tra i 12 centri in Italia che hanno aderito con successo alla sperimentazione di questa nuova tecnologia.

Il dispositivo è stato introdotto utilizzando una tecnica completamente diversa da quella normalmente utilizzata per impiantare i pacemaker convenzionali: non più esternamente al cuore collegato a cateteri, bensì impiantato per via transvenosa, tramite una guida orientabile, e fissato al tessuto cardiaco attraverso uncini metallici.

I pazienti cui è stato impiantato il nuovo sistema sono un uomo di 64 anni affetto da fibrillazione atriale permanente con bassa risposta ventricolare e asistolie di circa 4 secondi, e una donna di 73 anni affetta da fibrillazione atriale permanente con bassa risposta ventricolare e fasi di eccessivo rallentamento del battito cardiaco fino a 20 battiti/minuto.

Entrambe le procedure, eseguite in regime di ricovero con paziente sveglio, sono durate circa 30 minuti (la metà rispetto all’intervento di posizionamento tradizionale) e sono state ben tollerate. I pazienti sono rimasti ricoverati fino al giorno successivo e quindi dimessi senza complicazioni. La modalità di impianto non chirurgica e l’assenza di componenti aggiuntive alla cardiocapsula comportano numerosi benefici: un rischio di complicanze più basso, tempi di intervento più brevi, riduzione della degenza ospedaliera, ridotta esposizione alla fluoroscopia per pazienti e operatori, così come l’assenza di protuberanze e cicatrici, miglioramenti nello stile di vita e nella qualità della vita in generale. Inoltre la durata del dispositivo può variare dai 7 ai 14 anni.

“Questa tecnologia stravolge completamente il punto di vista del paziente: non riportando alcuna cicatrice, non avvertendo alcun dispositivo sotto la cute e avendo di fatto un dispositivo invisibile, non vive più il timore di essere un cardiopatico e l’impatto psicologico è straordinario. – afferma il dott. Iacopino – Di fatto passiamo da un portatore di pacemaker a un paziente che è portatore di device ma che non lo percepisce affatto e che ha, già da subito dopo l’impianto, minori limitazioni in termini di attività fisica e rischi per il suo impianto: essendo tutto interno al cuore è più protetto rispetto a un pacemaker tradizionale”.

I pazienti eleggibili all’impianto della cardiocapsula miniaturizzata sono coloro che hanno indicazione a elettrostimolazione mono-camerale (ventricolo destro), con disturbi di generazione o conduzione del ritmo, incompetenza cronotropa e pazienti con fibrillazione atriale cronica (21-32% dei pazienti trattati con elettrostimolazione).

Il nuovo dispositivo è totalmente compatibile con la risonanza magnetica nucleare e “controllabile” in remoto, riducendo i costi di mobilità del paziente e dei parenti e spesso del numero di ore lavorative perse da parte di chi accompagna il paziente stesso. Inoltre è completamente espiantabile e riposizionabile per mezzo di uno specifico sistema di recupero. Considerando l’età media (circa 70 anni) dei pazienti che beneficiano di questa terapia, è ipotizzabile prevedere almeno altri due impianti dello stesso device.

fonte: ufficio stampa

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