Udine, 28 luglio 2020 – Totale contrarietà a un approccio alla telemedicina che rischia di svilire l’attività medica in senso stretto. L’Ordine dei Medici di Udine, allineandosi alla posizione della Federazione nazionale, rende noti gli elementi di criticità connessi a presunte visite specialistiche virtuali, con cellulari o pc o tablet, che ancora non esistono e che si terrebbero con modalità che inficiano il concetto stesso di analisi, presa in cura e accertamento diretto.
Un fermo no, dunque, viene espresso a televisite che minano il diritto alla salute costituzionalmente garantito ed entrano in conflitto con gli articoli inclusi nel Codice di deontologia medica al fine di tutelare gli interessi pubblici, garantiti dall’ordinamento, connessi all’esercizio professionale.
A nome dell’Ordine dei Medici di Udine, attraverso la presa di posizione del Presidente Maurizio Rocco e di tutto il Consiglio Direttivo, arriva la bocciatura delle linee guida che dovrebbero regolamentare le televisite da parte degli specialisti su richiesta diretta del paziente o da prescrizione del Medico di Medicina Generale, di credenziali di accesso e di prenotabilità attraverso il CUP; relativamente alla proposta contenuta nel documento “Erogazione di prestazioni di specialistica ambulatoriale a distanza – servizi di Telemedicina”, si evidenzia che “non sono ammissibili né giustificabili visite mediche specialistiche eseguite a distanza senza rapporto diretto tra il medico ed il paziente. In questo modo si rischia lo sgretolamento del rapporto e dell’alleanza per la salute tra medico e paziente e l’asservimento della professione medica a logiche economicistiche ed organizzative”.
Le presunte visite virtuali contrastano con il disposto dell’articolo 78 del Codice di deontologia medica che prescrive: “Il medico, facendo uso dei sistemi telematici, non può sostituire la visita medica che si sostanzia nella relazione diretta con il paziente, con una relazione esclusivamente virtuale; può invece utilizzare gli strumenti di telemedicina per le attività di rilevazione o monitoraggio a distanza , dei parametri biologici e di sorveglianza clinica”.
La televisita confligge anche con l’articolo 24 del Codice che obbliga i medici a rifiutarsi di certificare fatti che non abbiano constatato personalmente, ovvero direttamente, o che non siano supportati da riscontri oggettivi (“Il medico – recita l’articolo – è tenuto a rilasciare alla persona assistita certificazioni relative allo stato di salute che attestino in modo puntuale o diligente i dati anamnestici raccolti e/o i rilievi clinici direttamente constatati od oggettivamente documentati”).
Alla luce delle criticità di una medicina virtuale, l’Ordine di Udine, all’unisono con la Federazione, auspica, in una lettera inviata al presidente della Conferenza delle Regioni, il rinvio dell’esame del testo presso la Conferenza Regioni e Provincie Autonome e FNOMCeO e la convocazione del tavolo di lavoro, come previsto, dal protocollo della Conferenza poiché “è impensabile che nella costruzione di tale iniziativa, della quale le linee guida fanno parte integrante, non vengano preventivamente consultati gli Ordini professionali direttamente interessati”.
L’Ordine dei medici rifiuta linee guida che sfregiano la libertà e l’indipendenza della professione e mettono in discussione il primario e prevalente diritto alla tutela della salute dei cittadini.