Roma, 5 ottobre 2021 – Sono 81 le grandi dighe del DAM, Distretto dell’Appennino Meridionale utilizzate prevalentemente per l’irrigazione di importanti comprensori irrigui, oltre che in essere destinate all’utilizzo plurimo a favore anche al all’utilizzo per la produzione di energia elettrica e di acqua potabile a scopo irriguo, a servizio di importanti comprensori irrigui, oltre ad essere utilizzate, il 49 per cento, per uso irriguo e per il 37 per cento per uso idroelettrico. Solo una percentuale molto più piccola e che non supera il 2% è utilizzata per uso potabile ed il 4% per uso industriale. Se si confrontano i volumi totali delle acque negli invasi con quelli autorizzati dal MIMS si riscontra un deficit di circa 670 Mm (cubi).
Oltre la metà delle “grandi dighe” presenti nel territorio del DAM sono dislocate prevalentemente in Calabria, Campania e Basilicata. Il volume totale stoccabile supera i 2.400 Mm3, sebbene in ragione delle limitazioni il volume attualmente invasabile supera di poco i 1.700 Mm3.
Ad incidere sul volume totale invasabile è anche il mancato completamento del collaudo, che interessa poco meno del 30% degli invasi, alcuni dei quali anche particolarmente importanti nell’ambito degli schemi idrici distrettuali (ad es. Conza della Campania, Monte Cotugno, ecc.).
Il sistema dei “grandi invasi” presente nel territorio del Distretto dell’Appennino Meridionale costituisce uno degli “assett” fondamentali dei sistemi di approvvigionamento idrico dell’area distrettuale, in particolare per quanto attiene i trasferimenti idrici interregionali.
Le programmazioni curate dall’Autorità̀ di Bacino nell’ambito del Piano Nazionale Idrico (Piano Straordinario, Piano Invasi) e delPNRR, in sinergia con quelle già̀ avviate con le programmazioni precedenti (ad es. PO “Infrastrutture”, mirano, tra l’altro,al recupero della capacità d’invaso e dei sistemi di utilizzo delle risorse idriche invasate, anche allo scopo incrementare il grado di resilienza dei sistemi di approvvigionamento rispetto all’impatto dei fenomeni di siccità̀ più̀ o meno severa.
In particolare, gli interventi finanziati sia sul Piano Straordinario per la realizzazione degli interventi urgenti (DM MIT n. 526 del 07/12/2018) che sul primo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – sezione “Invasi” (DPCM del 17/04/2019) ammontano a 157,81 Milioni di euro. C’è poi un ulteriore quota di interventi proposti per un valore che ammonta a 138,43 Meuroa valere sul secondo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico – Sezione “Invasi”.
Si tratta di Interventi finalizzati al completamento delle opere e dei grandi sistemi idrici incompiuti; opere di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza di grandi adduttori; Interconnessione di sistemi idrici regionali, interregionali e/o interdistrettuali; Interventi di efficientamento di opere di derivazione, accumulo e utilizzo della risorsa idrica, ecc.).
Gli interventi proposti dal DAM sul Recovery Fund ammontano a un valore di 1.126,81 M euro: si tratta di interventi di rilievo strategico su base distrettuale finalizzati all’incremento della sicurezza e resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico primario per gli usi civili, agricoli, industriali e ambientali. Tra questi c’è ad esempio la diga di Campolattaro in Campania, la riqualificazione di parte del sistema irriguo del Fortore, ecc.
In tale contesto si inserisce il sistema infrastrutturale gestito da EIPLI, che in particolare comprende le dighe di Camastra, Acerenza, Genzano di Lucania, Serra del Corvo, Conza della Campania, Saetta, Pertusillo e Monte Cotugno. La “Legge di Bilancio 2019” ha conferito al Segretario Generale dell’Autorità di Bacino il ruolo di Commissario Straordinario di Governo per l’avvio e la realizzazione degli interventi di competenza dell’EIPLI, nelle more di costituzione delle Società̀ che subentrerà̀ all’EIPLI per la gestione delle opere.
La fotografia è stata scattata nel corso del III FOCUS organizzato dal Distretto dell’Appennino Meridionale che redige ipiani di gestione delle acque a tutela e salvaguarda dei beni del territorio. Un processo di pianificazione sul quale i comuni, gli enti territoriali e tutti gli stakeholder del territorio sono chiamati a fornire il loro contributo di idee e proposte per arrivare a dei piani di gestione condivisi ed efficaci.
Per raggiungere questo obiettivo, e in particolare giungere al “Progetto di Piano di Gestione Acque (PGA)” e al “Progetto di Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA)” è stato attivato un processo di informazione e consultazione lo scorso gennaio.
Il Distretto dell’Appennino Meridionale (DAM) copre una superficie di circa 67.459 km2, comprende 1.632 Comuni con una popolazione residente al 2020 di 13.389.146 abitanti. Interessa complessivamente 7 Regioni (include interamente Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e in parte Abruzzo e Lazio), 17 Unit of Management (Bacini Idrografici) di cui 7 ex Competent Autority, 25 Province (di cui 6 parzialmente), 100 Comunità̀ Montane, 39 Consorzi di Bonifica, 879 Aree Naturali Protette.
“Affrontare il tema delle risorse idriche richiede, urgentemente, considerazione e trattazione in termini di filiera dell’acqua nella sua interezza – ha dichiarato Vera Corbelli, segretario del DAM – dalla disponibilità alla distribuzione e gestione, passando attraverso la valutazione dello stato quali-quantitativo delle risorse all’uso e correlazione delle stesse con l’ecosistema. Solo un approccio sistematico ed interdisciplinare, in linea con i contenuti dell’Agenda 2030 e con il Programma Next Generation EU (NGEU), possono fornire risposte concrete e durature alle necessità del sistema territoriale, ambientale e sociale”.