L’Aou pisana tra i protagonisti dello studio BORN
Pisa, 26 agosto 2024 – La Banca del sangue cordonale dell’Unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti dell’Aou pisana (direttore, Alessandro Mazzoni), di cui è responsabile Marco Fabbri, con Sabrina Gabbriellini ed Elena Ciabatti responsabili assicurazione qualità, ha partecipato a uno studio multicentrico denominato Born, che dimostra la riduzione dell’incidenza dello sviluppo della Rop-Retinopatia del prematuro trasfondendo i piccoli pazienti con emazie derivate da donazioni di sangue da cordone ombelicale.
Lo studio “Cord blood transfusions in extremely low gestational age neonates to reduce severe retinopathy of prematurity: results of a prespecified interim analysis of the randomized BORN trial”, che ha come capofila il Policlinico Gemelli di Roma ed è coordinato da Luciana Teofili, ha arruolato 58 neonati prematuri che hanno ricevuto globuli rossi da sangue cordonale che fisiologicamente contengono circa il 55-90% di emoglobina fetale (emoglobina F o HbF), che ha un’alta affinità di ossigeno.
Le unità di sangue cordonale vengono raccolte in sala parto a fini solidaristici e trapiantologici (trapianto di cellule staminali da sangue cordonale), seguendo le linee guida e le normative vigenti. Le unità non idonee ad essere bancate (per motivi di peso o cellularità), vengono destinate alla produzione di emazie cordonali.
La Banca del sangue cordonale dell’Aou pisana, grazie alla generosità dei futuri genitori, è riuscita ad essere fra le prime strutture a raccogliere, assegnare e trasfondere le unità di emazie da sangue cordonale. Nel 2022 sono state prodotte 36 unità di emazie di cui 4 trasfuse, nel 2023 ne sono state prodotte 39 (di cui 15 trasfuse) mentre nel 2024 ad oggi ne sono state prodotte 19 (3 trasfuse).
Questa attività è stata resa possibile grazie alla stretta collaborazione della Banca pisana con i centri di raccolta dell’area pisana, dell’area vasta nord-ovest e con la Banca di Grosseto, nonché alla generosità e all’altruismo di tutte le coppie donatrici che donano il sangue cordonale ombelicale.
I risultati dello studio necessitano di ulteriori approfondimenti, in primis l’ampliamento della popolazione target per confermare i primi incoraggianti dati, ma aprono la strada a nuovi scenari terapeutici in cui la medicina trasfusionale può sia definire ancor di più il concetto di appropriatezza sia coniugare la solidarietà con l’innovazione scientifica.