Gli episodi di costume e di politica riportati spesso dalle cronache ci spingono ad alcune riflessioni sul tema del potere, sulle sue forme e sugli inevitabili sviluppi psicologici.
Le conoscenze sul mondo antico, in accordo con le recenti ricerche psicologiche, hanno indicato come la volontà di dominio e la sessualità non siano poli distinti ma facce della medesima medaglia. Marte e Venere non sarebbero rivali ma dimorerebbero insieme nelle pulsioni più esplosive dell’uomo, come l’ira e la cupidas.
Lo studio archetipico insegna appunto che l’individuo non riuscirà mai a controllare del tutto l’avidità/potere e la concupiscenza/sesso perché in esse soggiornano gli dei e questi, benché celati, pare attraversino le passioni dell’anima umana.
Per affermare il proprio sé sugli altri si ricorre a molteplici strategie, quali la persuasione, la logica, l’inganno, anche se Jung, personalità indiscussa del pensiero occidentale, si spinge oltre, riconoscendo che l’istinto di potenza é legato a una seconda e prepotente forza psichica, la sessualità.
Rimane adesso da chiedersi quali siano le passioni dei potenti e dove queste troverebbero residenza. Una di esse, l’esibizionismo, annodata al binomio sesso e potere, riempie tanto le cronache attuali. Questo stile di potere è proprio dei divi dello spettacolo e spesso anche dei leader politici.
Si tratterebbe, in gran sintesi, di un bisogno esasperato di richiamare l’attenzione su di sé, spingendo l’individuo a “genitalizzarsi”, si pensi a rockstar quali Madonna, Elvis Presley e Mick Jagger, oppure, ma il processo qui è inverso, a Michael Jackson, preoccupato com’era di mascherare la propria mascolinità.
L’esibizione della sessualità può giungere alle molestie e in simili casi la scena del potere si compie nel controllo e nella gestione del corpo altrui. La forma del mostrarsi si accompagna spesso a quella dell’affascinare. La fascinazione, neppure a dirlo, ha in sé un segno sessuale, il suo etimo, infatti, risale a fascinum, termine con il quale i nostri padri latini designavano un talismano dalla forma dei genitali maschili.
I comportamenti scomposti di alcuni leader, gli atteggiamenti goliardici, i gesti delle star sicuramente osceni, ci inducono così a stabilire un legame fra questi comportamenti e una non meglio definita “aurea erotica” del potere, come la definisce Hilman, nei suoi lavori sull’argomento.
Oltre al carisma e all’autorità, il potere si manifesta anche in un’altra forma, la reputazione, che rischia sovente d’essere travolta dall’incessante ricerca di fascinazione. La permanenza di un capo, dunque il mantenimento del suo potere, dipenderebbe dalla forza della sua stessa reputazione.
Un tempo vi erano modi diversi per misurarla, oggi spesso si ricorre ai sondaggi d’opinione e si notano molti leader politici inquieti nel commentare di tali analisi, perché, come ci insegna Cassio nell’Otello, quando si è perduta la reputazione “ciò che resta è bestiale”.
Dall’antichità al tempo presente si é impegnati a controllare il potere ed ancor più la paura dei suoi effetti, ma in verità lo sforzo di controllare ciò che è difficilmente controllabile conduce a mostrare gli eccessi.