Roma, 21 settembre 2020 – Il rapporto fra microbiota e neonato è estremamente complesso e parte dalla gravidanza. “C’è una stretta comunicazione che parte già dalla vita intrauterina tra la mamma e il feto, un cross-talk dinamico. Questo, sottolinea quanto sia importante che la donna in età fertile possa arrivare alla gravidanza con un’ottima nutrizione e con un microbiota sano. Le conoscenze delle mamme sul microbiota sono aumentate con i social e internet, ma non devono eccedere in questo perché, a volte, il dottor Google dà informazioni non corrette o aggiornate”.
Lo dichiara Maria Lorella Giannì, professore associato di Pediatria all’Università degli studi di Milano (Unimi), intervenuta all’evento SIPPS “Napule è…” parlando di “Microbiota ed evidenze sperimentali: nutrizione del neonato”.
Tra le cause di alterazione del microbiota nel neonato, la pediatra spiega che “anche il parto cesareo può influire. Però – prosegue – le ultimissime scoperte ci indicano un’influenza temporale che può diluirsi nel tempo, anche nelle prime settimane dopo il parto. In questi casi, a fare la differenza per ristabilire un microbiota sano è la modalità di alimentazione del bambino. Un’altra causa può essere l’obesità della donna gravida, la prematurità del parto e l’uso di antibiotici in gravidanza”.
C’è un alleato importantissimo per poter ristabilire la disbiosi del microbiota ed “è il latte materno – puntualizza la professoressa dell’Unimi – che si associa a una quota di bifido”.
“Bisognerebbe allattare il bambino fino ai sei mesi e magari continuare, insieme all’alimentazione complementare, fino ai due anni, se lo vogliono mamma e bambino”, conclude Giannì.