Il medico di base ridotto a commesso viaggiatore della sanità? L’allarme di FIMMG Lazio
Roma, 5 febbraio 2025 – È forse giunto il tempo di mettere, come suol dirsi, i piedi nel piatto di questa fantomatica riforma della sanità territoriale e in particolare sulla singolare intenzione di chiudere l’attuale sistema a convenzione dei medici di medicina generale sostituendolo con la dipendenza dal SSN. È il caso di mettere in chiaro cosa comporterà per i cittadini e in cosa consiste la tanto evocata svolta epocale.
Lo diciamo subito: portare a termine questa riforma ideologica e voluta e imposta da piccole lobby contro il parere e il sentire della stragrande maggioranza dei medici, significa solo smantellare il primo accesso al sistema sanitario nazionale, aprire varchi immensi alla privatizzazione della sanità di base, e consegnarla, senza regole alla politica regionale più clientelare.
La Regione Lazio e tutte le Regioni non vogliono assumere medici, ma, come si desume dalle parole del Presidente Rocca, dei commessi viaggiatori. Null’altro. Non si attua nessuna riforma così, senza contrattare, anche faticosamente, con chi deve attuarla non si va da nessuna parte, anzi si va dritti dritti verso il fallimento.
Nessun medico dopo 10 anni di studio e anni di lavoro può accettare una simile impostazione padronale. Nessun medico di medicina generale di vecchio corso e tantomeno i giovani, accetterà mai di diventare una sorta di usciere laureato in medicina al servizio dei capricci del dirigente Asl presso le case della salute e spesso longa manu della politica.
Detto questo, vogliamo da tecnici evidenziare gli effetti della cosiddetta svolta epocale. I cittadini avranno un medico di famiglia part time. Dedicherà a loro poche ore a settimana, il resto i medici dovranno dedicarlo a eseguire gli ordini di servizio delle aziende sanitarie. Questa è la verità.
La prima conseguenza di avere un medico a mezzo servizio sarà che il cittadino, l’anziano, il soggetto fragile, cercherà altrove l’assistenza che gli viene tagliata. Troverà ad attenderlo fuori dall’uscio di casa decine di offerte da parte delle assicurazioni private pronte a offrire pacchetti assistenziali su misura e assistenza telefonica, 24 ore su 24.
Se passa questa scellerata riforma, le polizze assicurative cresceranno in modo esponenziale. I privati che vogliono mettere le mani sulla sanità territoriale lo sanno benissimo e in questi mesi, come predatori, stanno ampliando la rete di vendita assumendo promoter. È una fetta di mercato ricchissima quella su cui vogliono mettere le mani e oggi noi medici di medicina generale in convenzione oggi siamo l’ultimo argine alla privatizzazione selvaggia.
Le prede sono oltre agli anziani anche le famiglie che avranno il loro pediatra impegnato, per lo più altrove, e che per i loro figli avrà solo poche ore e in orario d’ufficio. A guadagnare da questo taglio concreto dell’assistenza territoriale saranno i privati e la politica. I Capi distretto sono nominati dai Direttori generali che a loro volta sono di nomina politica. Ci sembra già di vedere consiglieri regionali trasformare la presenza del medico di medicina generale nei piccoli paesi del loro collegio in un merito personale.
A questa svolta epocale non ci stiamo. È aperta la via del confronto come previsto in ogni democrazia, le Regioni e Rocca in particolare, vista la sua idiosincrasia alle trattative, apra il tavolo per individuare le modalità di applicazione del contratto nazionale, metta sul tavolo gli oltre 20 milioni di euro erogati dal Ministero per dotare gli studi medici delle attrezzature tecnologiche di base e scomparsi nei cassetti regionali.
Troverà come sempre, come è stato con tutti i presidenti di Regione, disponibilità al dialogo, senso di responsabilità, collaborazione attiva nell’individuare soluzioni. Questa è stata sempre la cifra della Fimmg di Roma e del Lazio, di certo non siamo disponibili ad accettare che il ruolo del medico sia ridotto a servo della gleba, usciere o commesso viaggiatore della sanità. Non siamo pronti a questa svolta che altri chiamano epocale ma che in realtà a noi appare feudale.