A cura di Giuseppe Carbone, segretario generale Fials
Roma, 17 gennaio 2022 – Parliamo a questo Governo (a chi ha gestito prima la pandemia parlano già diverse inchieste, aspettiamo pazientemente) e molte, troppe giunte regionali che in queste ore si meriterebbero le piazze piene. Piene di urla, di divise alzate al cielo, di rabbia.
Perché i lavoratori della sanità non ce la fanno più. È stato chiesto loro troppo. In risposta al sacrificio continuo, ai “due spicci” che arrivano loro a fine mese, due spicci rispetto alla loro professionalità e a quel che fanno da sempre e soprattutto da due anni a questa parte, il personale del 118 è stato scordato dalla Legge di Bilancio. Vergogna!
Lo vada a spiegare, ministro Speranza, agli operatori che hanno gestito la prima ondata a Bergamo, a chi ha protetto Milano, a chi sta reggendo il sistema in tutto il Paese che ve li siete scordati. O peggio, che li avete esclusi dalle indennità per scelta. E non dicano dall’Aula che non sapevano: li abbiamo avvertiti, abbiamo segnalato quanto stava accadendo. Bastava un emendamento per evitare questo scempio.
Agli altri spetteranno invece indennità misere. Agli altri, come al personale dell’emergenza/urgenza, spettano di contro turni massacranti. Sotto organico da anni, ormai allo stremo. Gli oneri sono quadruplicati (dai reparti Covid ai drive-in per i tamponi, dalle terapie intensive, al sopperire alle sospensioni per il mancato adempimento dell’obbligo vaccinale). Il personale no, non è quadruplicato di conseguenza. Gli stipendi neppure.
Quegli stessi lavoratori hanno però “guadagnato” disturbi post traumatici, burnout, sindromi da stress. Si sono ammalati, si sono visti negare i tamponi di controllo da alcune aziende, che non avendo sufficiente personale per mandare avanti i reparti preferiscono non sapere e mandare in corsia presunti positivi.
Presi a schiaffi, ancora e ancora. All’Aran stiamo facendo battaglia per il nuovo contratto nazionale che però, secondo gli stanziamenti della Legge di bilancio, permetterà aumenti pari a 7,80 euro al mese (30 centesimi lordi al giorno) sui fondi contrattuali e una elemosina di soli 19 euro mensili (75 centesimi lordi al giorno) per il nuovo ordinamento professionale e una media di aumento stipendiale lordo di 75 euro mensili.
Il nostro posto sarebbe la piazza. Le corsie dovrebbero restare semi deserte. Come saranno tra pochi mesi per la continua emorragia di professionisti che scelgono di andare all’estero dove gli è riconosciuta la dignità professionale. Financo il merito e la possibilità di fare carriera.
Il nostro posto sarebbe la piazza ma non ci andremo, in piazza. Resteremo al nostro posto, come sempre. Risponderemo a chi ha paura, a chi soffre. Guariremo più persone possibili, anche se non messi in condizione di farlo. Visiteremo bambini e anziani. Trasporteremo pazienti e barelle, faremo tac, ci barderemo nel tentativo di non contagiarci.
Perché siamo un sindacato serio. Perché sappiamo quanto contiamo e guardiamo negli occhi chi nei palazzi della politica finge di non saperlo. Sono gli stessi che ci chiamavano “eroi” e a cui, finita l’emergenza, promettiamo risposte durissime per gli atti e le assenze vergognosi di questi due anni.