Dott. Andrea Vianello, A.L.I.Ce. Italia Odv: “Manca ancora un protocollo uniforme da seguire per la riabilitazione che, mi preme ricordare, deve cominciare il prima possibile, fin dalla fase iniziale di ricovero per poi proseguire in strutture idonee e nei distretti sanitari territoriali, in maniera duratura e continuativa, senza interruzioni o limitazioni temporanee”
Roma, 30 novembre 2022 – Prima causa di disabilità nell’adulto e terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, l’ictus cerebrale, che ogni anno colpisce nel nostro Paese circa 150.000 persone, può causare una vasta gamma di deficit funzionali che possono essere temporanei o permanenti.
La gravità dipende non solo dal tempo in cui il cervello è rimasto senza sangue ma anche dalla zona colpita: si possono presentare paresi degli arti superiori e inferiori, disturbi del linguaggio, difficoltà di deglutizione e di respirazione, oltre che problemi cognitivi e depressione. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus guarisce completamente, mentre ben il 75% deve convivere con qualche forma di invalidità: di questi, una percentuale notevole, pari a circa il 50%, convive con un deficit così grave da non essere più autosufficiente.
Anche quest’anno, A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) aderisce alla Giornata Internazionale delle Persone con disabilità che si celebra il prossimo 3 dicembre con l’obiettivo di promuoverne il benessere e cercare di garantirne i diritti fondamentali di accesso ai servizi e partecipazione alla vita pubblica della comunità.
“Al contrario di quanto accade dal punto di vista della prevenzione e della fase acuta, il post ictus e la riabilitazione costituiscono aspetti su cui le informazioni sono purtroppo ancora scarse e frammentate – dichiara Andrea Vianello, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Odv – Si tratta invece di un aspetto particolarmente rilevante anche perché le possibilità di ripresa sono evidenti e non trascurabili. Si deve puntare su un approccio multidisciplinare per consentire il maggior recupero possibile da parte del paziente: spesso, la persona colpita da ictus deve recuperare non solo il movimento ma anche la comprensione e l’utilizzo del linguaggio, la memoria e l’attenzione, tutte azioni fondamentali per la propria autonomia”.
“In Italia, purtroppo – continua il Presidente Vianello – manca ancora un protocollo uniforme da seguire per la riabilitazione che, mi preme ricordare, deve cominciare il prima possibile, fin dalla fase iniziale di ricovero per poi proseguire in strutture idonee e nei distretti sanitari territoriali, in maniera duratura e continuativa, senza interruzioni o limitazioni temporanee”.
In base agli ultimi aggiornamenti Istat1, nel nostro Paese, le persone disabili sono più di tre milioni, pari al 5,2% della popolazione e quelle che convivono con gravi limitazioni sono circa 1,5 milioni. Ben 6 disabili su 10 sono donne e questa differenza di genere appare ancora più marcata dai 65 anni in su; in particolare, per quanto riguarda l’ictus cerebrale, sono circa 1 milione in particolare le persone che sono sopravvissute con esiti più o meno invalidanti.
Istituita dall’ONU nel 1992, la Giornata Internazionale della Disabilità ha lo scopo di promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza su questa tematica, proponendo un confronto sempre aggiornato a vari livelli affinché le persone disabili possano essere davvero incluse, in ogni ambito della vita, nella collettività, garantendo loro diritti umani, integrazione e pari opportunità.