Medici Senza Frontiere: “Quando abbiamo iniziato era impossibile anche solo immaginare di poter parlare di HIV. Oggi fermano addirittura i nostri fuoristrada per fare il test. Non abbiamo raggiunto questo risultato per la comunità, ma lo abbiamo ottenuto con la comunità”
Roma, 14 giugno 2019 – Il progetto “Ridurre le curve epidemiche” di Medici Senza Frontiere (MSF), in risposta all’HIV e tubercolosi nelle comunità di Eshowe, KwaZulu Natal in Sudafrica, ha raggiunto gli obiettivi di trattamento 90-90-90 fissati dall’UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS, con un anno di anticipo rispetto al termine previsto per il 2020 e con risultati addirittura migliori.
Lo rivela un’indagine di MSF secondo la quale in queste aree è stato raggiunto un livello pari a 90-94-95: ovvero, il 90% delle persone affette da HIV sono a conoscenza del loro stato di salute, il 94% di queste persone diagnosticate ha ricevuto un trattamento antiretrovirale e nel 95% dei casi si è ottenuto la soppressione della carica virale che induce una significativa riduzione del numero di persone che possono trasmettere il virus e un abbattimento del tasso di infezione.
I risultati delle ricerche, condotte porta a porta su un campione di 3.286 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni, arrivano da un confronto con uno studio analogo condotto nella stessa area nel 2013 per stimare la soppressione della carica virale tra le persone sieropositive.
“Abbiamo mostrato che è possibile raggiungere il target 90-90-90 in un’area che rappresenta l’epicentro delle epidemie di HIV, tubercolosi e tubercolosi resistente ai farmaci e dove una persona su 4 vive con HIV. Questi risultati dimostrano il pieno coinvolgimento dell’intera comunità. Tutti, dalla società civile locale ai gruppi di pazienti, dallo staff medico e infermieristico ai leader e membri della comunità, hanno partecipato alla programmazione e realizzazione di questo progetto – dichiara la dottoressa Liesbet Ohler, responsabile medico di MSF ad Eshowe – È davvero importante essere riusciti a far iniziare la cura al 94% delle persone risultate positive al test HIV, compresi gli uomini che generalmente hanno meno probabilità di effettuare l’esame o di cominciare il trattamento”.
I risultati dell’indagine mostrano l’efficacia degli interventi a livello comunitario, gli unici in grado di raggiungere e supportare con successo un più alto numero di persone affette da HIV che non hanno accesso a servizi sanitari convenzionali.
Insieme ad altri risultati simili, documentati da altre indagini condotte su popolazioni colpite da HIV, compresi due studi presentati questa settimana alla South Africa AIDS Conference (SAAIDS), gli esiti delle ricerche di MSF dimostrano come sia possibile raggiungere gli obiettivi di trattamento 90-90-90 in Sudafrica e come il numero delle nuove infezioni stia diminuendo in alcune aree.
L’obiettivo 90-90-90 è un indicatore importate per stimare il successo della risposta che un Paese mette a punto contro l’HIV. In Sudafrica i risultati nazionali sono stimati a 85-71-86 (HSRC, Human Sciences Research Council, 2018).
I risultati del progetto “Ridurre le curve epidemiche”
La ricerca, condotta da MSF e dal suo centro di studi epidemiologici Epicentre e che ha coinvolto 3.286 persone con età compresa tra i 15 e i 59 anni, mostra un significativo incremento della conoscenza del proprio status rispetto all’HIV (+14%) e del numero di persone che hanno iniziato il trattamento (+24%) tra il 2013 e il 2018. In particolare tra gli uomini si registra un aumento della conoscenza del proprio stato di salute (si è passati in 5 anni dal 68% al 83%) e sul numero di persone che hanno cominciato il trattamento (dal 68% al 87%).
I risultati preliminari sull’incidenza dell’HIV, ovvero il numero delle nuove infezioni, mostrano una tendenza alla diminuzione, dall’1,2% del 2013 allo 0,2% del 2018. Un dato che trova riscontro nell’indagine di MSF dove, tra le persone analizzate, la proporzione di quelle sieropositive nelle quali la cura ha soppresso la carica virale è aumentata dal 56% (2013) all’84% (2018). La soppressione della carica virale è un fondamentale risultato poiché impedisce la trasmissione del virus all’interno della popolazione, come evidenziato da un precedente rapporto di MSF.
Nonostante questo, MSF è cauta nell’interpretare questi risultati come una vittoria assoluta, poiché restano difficoltà significative per alcune specifiche fasce d’età.
“Sebbene l’incidenza sia diminuita dal 2,9% all’1,2% tra le donne tra i 15 e i 29 anni di età, questi numeri restano alti e mostrano un rischio ancora esistente per le ragazze adolescenti e le giovani donne – spiega la dott.ssa Laura Trivino, coordinatore medico di MSF per il Sudafrica – Restano difficoltà nel raggiungere gli uomini, che secondo la nostra analisi mostrano risultati più insoddisfacenti nell’accedere al trattamento. Più della metà dei giovani uomini di età compresa tra i 15 e i 29 anni affetti da HIV non sono ancora in cura. Speriamo che i risultati ottenuti finora aiutino a focalizzare tutto il nostro impegno per raggiungere questi gruppi, che restano i più vulnerabili all’HIV”.
Il progetto “Ridurre le curve epidemiche”, iniziato nel 2011 prima che i target 90-90-90 fossero stabiliti dall’UNAIDS nel 2013, aveva l’obiettivo di rallentare la diffusione delle nuove infezioni HIV, oltre che delle malattie e dei decessi legati al virus. Numerose attività sono state lanciate in collaborazione con le comunità e il Dipartimento di Salute di KwaZulu Natal per prevenire l’infezione HIV, aumentare i test, creare un collegamento veloce tra le persone e le cure e supportare la loro adesione al trattamento.
Oggi il progetto si svolge in 10 cliniche e 2 ospedali. All’inizio, il progetto è stato focalizzato sulla prevenzione a livello comunitario e su una serie di strategie per testare l’HIV, inclusi test porta a porta svolti da operatori sanitari, con oltre 120.000 test condotti tra il 2012 e il 2018. Tra il 2015 e il 2018, sono stati distribuiti 1.35 milioni di preservativi all’anno.
“Siamo riusciti a raggiungere il target 90-94-95 ad Eshowe grazie al totale coinvolgimento dei leader tradizionali comunitari e a una stretta collaborazione con i dipartimenti della Salute e dell’Educazione in ogni fase del progetto – spiega Musa Ndlovu, vice coordinatore del progetto di MSF a Eshowe – Nei primi giorni del progetto era impossibile anche solo immaginare di poter parlare di HIV. Oggi fermano addirittura i nostri fuoristrada per fare il test. Non abbiamo raggiunto questo risultato per la comunità, ma lo abbiamo ottenuto con la comunità”.