Roma, 5 luglio 2017 – Negli ultimi anni il numero delle nuove infezioni da HIV registrato in Italia non è mai sceso sotto i 3.500- 4.000 casi l’anno. E’ un numero ancora troppo elevato, probabilmente a causa della ri-emergenza, anche nel nostro paese, di alcune infezioni sessualmente trasmissibili (IST), quali sifilide, gonorrea e linfogranuloma venereo e soprattutto infezioni da virus HPV. queste infezioni, prima di essere curate, conferiscono a chi le contrae, un maggiore suscettibilità ad acquisire o a trasmettere, se già infetto, l’infezione da HIV.
Oggi, è necessario riparlare di prevenzione dell’infezione da HIV aggiornando gli operatori sanitari sugli screening per le infezioni sessuali, da condurre con strategie innovative, con test rapidi e sempre più spesso anche in ambiti lontani dall’ospedale, nei luoghi di ritrovo più vicini alle popolazioni a rischio.
L’efficacia della terapia antiretrovirale, ha reso l’infezione da HIV cronica con la possibilità dello sviluppo di disturbi a carico della cute, del sistema nervoso centrale, dell’apparato circolatorio, del rene e del fegato. La modifica dello scenario clinico evolutivo richiede la collaborazione tra specialisti diversi e la promozione di una Gestione di Rete del paziente che possa garantire un efficace management a lungo termine.
Su questi temi principali si svilupperà il programma del convegno “IST e infezioni da HIV. Acuzie, cronicità e gestione di rete” organizzato dall’Istituto Dermatologico San Gallicano il 6-7 luglio prossimi.
Si terranno sessioni distinte per tema clinico, durante le quali esperti nazionali si confronteranno lungo presentazioni frontali, gruppi di discussione e studio di casi emblematici.
“L’uso generalizzato del web e il sempre più esteso ricorso a nuove droghe sintetiche – evidenzia Antonio Cristaudo, Responsabile della Dermatologia, MST Ambientale Tropicale e Immigrazione ISG – rappresentano un ulteriore elemento in grado di alimentare gli incontri tra le persone e la frequenza dei rapporti sessuali occasionali nella popolazione, mentre l’uso di sostanze di nuova e vecchia acquisizione contribuiscono ad un deciso calo della percezione del rischio, soprattutto nei gruppi più vulnerabili.
Tutte queste ragioni pongono oggi il paradigma degli screening, il percorso di ritenzione in cura e il tema della patologia d’organo, all’interno di percorsi diagnostici e terapeutici condivisi, in un saldo lavoro di rete tra specialistici appartenenti a discipline affini. che condividono le stesse patologie da punti di vista diversi e complementari”.
Roma 6-7 luglio Centro Congressi Multimediale IFO