Ferrara, 17 febbraio 2022 – Il macchinario recentemente acquisito dal Reparto di Anestesia e Rianimazione Universitaria di Ferrara, diretto dal prof. Carlo Alberto Volta, per garantire la “Ossigenazione extracorporea a membrana – ECMO” ha dato i suoi primi frutti. Qualche giorno fa è stato trattato con successo il primo caso, utilizzando questa metodica: il paziente, con gravissima insufficienza respiratoria associata al Covid-19, è in fase di stabilizzazione.
La difficoltà a respirare – la cosiddetta fame d’aria – è una delle patologie più gravi che un paziente possa provare. Negli anni di pandemia il Covid ha accentuato tale problematica, questo perché uno dei sintomi più comuni nel virus (soprattutto nelle forme severe) è legato a patologie respiratorie. La “fame d’aria” è una sensazione terribile da sopportare, soprattutto visto che nei casi più gravi può essere causa di decesso, non riuscendo più il paziente a garantire una corretta assunzione di ossigeno. Spesso la gravità della situazione peggiora nel tempo se le comuni terapie non sono efficaci.
“Si inizia con la “semplice” somministrazione di ossigeno – mette in evidenza il prof. Volta – per arrivare fino alle macchine che respirano al posto del paziente. Tuttavia, nei casi più gravi, quando il polmone non funziona più, anche quest’ultima terapia può risultare inefficace a garantire la sopravvivenza. A quel punto rimarrebbe una sola possibilità: cioè l’uso di un’altra macchina in grado di fare ossigenare il sangue del paziente. Questa macchina preleva in grande quantità il sangue, lo fa passare attraverso un polmone artificiale che lo arricchisce di ossigeno per poi reintrodurlo nelle vene del paziente stesso. In pratica il paziente viene mantenuto in vita anche se il suo polmone è completamente alterato e quindi non funzionante”.
La strumentazione recentemente acquistata dal S. Anna realizza la cosiddetta ECMO, e cioè la “ExtraCorporeal Membrane Oxygenation (Ossigenazione extracorporea a membrana)”. Si tratta, a tutti gli effetti, di un presidio salvavita. Permette infatti di mantenere in vita i pazienti più gravi nell’attesa che il polmone riprenda progressivamente la sua funzione.
“È sicuramente una tecnica di difficile realizzazione – afferma il prof. Volta – e probabilmente la più complessa attuabile in una Terapia Intensiva, in quanto prevede che per lunghe ore e giorni il sangue circoli al di fuori dei vasi sanguigni, con potenziali ripercussioni sul corretto funzionamento di tutti gli altri organi. Tuttavia, nonostante queste evidenti e conosciute difficoltà, anche il nostro ospedale, tra i pochi in regione, si è dotato recentemente di tale macchina, che viene a completare le nostre “armi” per sconfiggere l’insufficienza respiratoria”.
L’Anestesia e Rianimazione Universitaria, ormai da molti anni, si occupa – sia come trattamento sia come ricerca – di tutto quanto concerne i problemi del polmone. “Questo grazie – conclude il Direttore di Unità Operativa – alla capacità gestionale di un team composto da infermieri e medici che, vicendevolmente, si sono supportatiti in sfide alla fine vinte, come quelle dell’ECMO, e che hanno rappresentato un grande avanzamento per la sanità ferrarese”.