Nel solo triennio 2017-2019 sono state ben 70 le creature aliene censite nel Mediterraneo, fra le quali si segnalano in particolare Callinectes sapidus e Portunus segnis, due specie di granchio blu che stanno diffusamente colonizzando il Mare Adriatico. Originarie rispettivamente dalle coste atlantiche del Nord-America e da quelle africane dell’Oceano Indiano, la loro principale fonte di nutrimento è costituita da mitili e vongole, di cui sono insaziabili predatori.
La presenza di una o più specie aliene, oltre a caratterizzarsi per l’impatto esercitato sulle catene trofiche di una determinata area geografica, può altresì associarsi all’ingresso di “nuovi” agenti patogeni potenzialmente costituenti un’ulteriore minaccia per il già precario stato di salute e di conservazione degli ecosistemi marini ed oceanici. Ne è un eloquente esempio “Wenzhou shark flavivirus”, un RNA-virus di recente identificazione fra gli squali dell’Oceano Pacifico, ai quali verrebbe trasmesso dai granchi blu della specie Portunus trituberculatus, che potrebbero a loro volta acquisire l’infezione dagli squali stessi.
Ove una siffatta evenienza venisse confermata anche fra gli squali popolanti il Mare Adriatico, stante la progressiva espansione del granchio blu in quest’area geografica, ciò potrebbe minare ulteriormente il già precario stato di salute e di conservazione di alcune specie di squalo ivi residenti, considerate a rischio di estinzione.
Ricerca, ricerca e ancora ricerca, sostenuta (beninteso!) da adeguate risorse economico-finanziarie: queste le parole-chiave necessarie per mettere la Comunità Scientifica in grado di studiare al meglio le complesse relazioni virus-ospite caratterizzanti gli ecosistemi marini, sempre e comunque nel rispetto dell’intramontabile quanto salvifico principio/concetto della “One Health”, la salute unica di uomo, animali ed ambiente!
(foto: Pixabay)