Glifosato, nessun rischio per la salute umana

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Allarme ingiustificato: per superare i limiti di sicurezza bisognerebbe superare i 200 kg di cibo al giorno

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Prof. Maurizio Muscaritoli

Roma, 4 dicembre 2017 – L’allarmismo sul glifosato, un erbicida brevettato nel 1974 e fuori tutele dal 2001, è immotivato: i dati scientifici rilasciati da OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità, confermano che alle dosi rinvenibili nel prodotto alimentare finito e in commercio, affinché si paventi un possibile rischio sulla salute umana bisognerebbe consumare 200 kg di alimenti al giorno per tutto l’anno. È la posizione delle società scientifiche SINuc e SISA in risposta alla reazione dell’opinione pubblica alla notizia del rinnovo del permesso di utilizzo dell’erbicida.

“Dobbiamo promuovere un’informazione corretta che eviti l’adozione di comportamenti irrazionali come l’esclusione di alcuni alimenti dalla dieta ingenerando stati di carenze e privazioni – sottolinea il presidente di SINUC Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo Maurizio Muscaritoli – Eliminare i prodotti base della dieta mediterranea come i cereali e i loro derivati (pasta e pane in particolare), avrebbe ripercussioni che porterebbero indubbiamente ad una alimentazione meno in linea con i dettami riconosciuti come fondamentali per la prevenzione delle malattie e il mantenimento dello stato di salute della popolazione”.

“In considerazione del clamore mediatico suscitato dal rinnovo del permesso a utilizzare il diserbante a base di glifosato da parte dell’UE per altri 5 anni e dei timori per lo stato di salute riguardanti l’ingestione di tale sostanza attraverso gli alimenti (cereali importati in particolare) alle due società scientifiche Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione e Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo preme sottolineare che lo IARC–Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro e dipendente dell’OMS ha classificato il glifosato in classe 2A (ossia come probabile cancerogeno per l’uomo). L’EFSA-Agenzia per la Sicurezza Ambientale Europea inoltre ha redatto un documento nel quale sostiene che sia improbabile che il glifosato sia genotossico o cancerogeno per l’uomo” sostiene il dott. Luca Piretta, membro del consiglio direttivo SISA Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione.

Dati confermati, se fosse necessario, anche da un recentissimo studio – AHS, Agricultural Health Study condotto dal 2001 al 2013 negli Stati Uniti – pubblicato sul Journal of National Cancer Institute. Lo studio ha analizzato 44.932 soggetti su 54.251, esposti al glifosato giungendo alla conclusione che nessuna associazione è evidente tra il glifosato e tutti i tumori solidi o neoplasie linfoidi in generale, inclusi NHL-Linfoma non Hodgkin e i suoi sottotipi. C’era qualche evidenza di aumento del rischio di AML-Leucemia mieloide acuta tra il gruppo più esposto che richiede conferma.

“Per fare un esempio, la quantità di pasta da consumare al giorno per raggiungere la DGA – Dose giornaliera ammissibile del glifosato per la pasta pari a 10 mg/kg di prodotto secondo la legge italiana, sarebbe superiore ai 200 kg e dovrebbe essere consumata ogni giorno. Ma soprattutto non è possibile valutare il reale rischio di tossicità di una sostanza pericolosa sulla base della sua mera presenza non considerando la Dose GA e il tempo di esposizione”, continua il prof. Muscaritoli.

La classe 2A è quella che comprende altre sostanze o condizioni che non destano altrettanto clamore proprio perché vengono prese giustamente in considerazione DGA e tempi di esposizione come : Esposizione alla emissione delle fritture, Pioglitazone (farmaco antidiabetico), Cisplatino e Adriamicina (farmaci antineoplastici), il consumo di bevande molto calde, i turni di lavoro notturni ecc.

“Inoltre é tutta da verificare la salubrità/tossicità e i costi di altri diserbanti da usare in sostituzione per garantire pari vantaggi – dice il dott. Piretta – Una recente indagine (Salvagente) ha rivelato la positività per il glifosato solo su 12 dei 72 campioni  analizzati con una quantità media riscontrata nei 12 campioni positivi pari a 0,062 mg/kg (con un massimo di 0,162 mg/kg): in nessuno dei campioni di alimenti esaminati sono state trovate presenze irregolari di questo fitofarmaco ampiamente utilizzato in Italia e in tutto il mondo, in agricoltura ma anche in ambienti urbani, confermando che non c’è alcun rischio di glifosato nella pasta e nei prodotti da forno italiani. Le autorità scientifiche internazionali stabiliscono infatti per il glifosato e per tutti i fitofarmaci autorizzati dei limiti massimi di residuo negli alimenti. La presenza di tracce di residui di fitofarmaci negli alimenti entro i limiti di legge non rappresenta alcun problema per la salute dei consumatori. Le analisi di Test-Salvagente hanno trovato tracce di glifosato in 12 campioni di alimenti sui 72 analizzati. Ma si tratta di tracce minime, al massimo 0,160 mg per kg di prodotto: una misura assolutamente insignificante, ben al di sotto del limite di legge fissato per il grano, e anche di quelli, ancora più restrittivi, fissati per altri alimenti. Non c’è da sorprendersi. Il glifosato è molto utilizzato in agricoltura, a prescindere dalla zona di produzione della materia prima, e non è raro trovarlo negli alimenti. L’anno scorso l’EFSA ha trovato tracce di glifosato nel 13% degli alimenti analizzati”.

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