Al centro delle discussioni le recenti ricerche scientifiche nel campo della nutrizione, ma anche tanta attenzione alla persona e al suo benessere psicofisico. Tra i temi emergenti: l’importanza dell’ascolto empatico nella relazione col paziente che segue una dieta
Roma, 10 dicembre 2015 – Ha preso il via oggi la prima giornata di lavori del XVI Corso nazionale di ADI, l’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, riunita a Roma fino a sabato 12 dicembre per fare il punto sulle più recenti scoperte scientifiche nel campo della nutrizione e applicarle nella prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili.
Malattie croniche come obesità, diabete, malattie cardiovascolari e tumori, che per la loro complessità richiedono una gestione multidimensionale e un approccio multiprofessionale centrati prima di tutto sulla persona non soltanto sulla malattia e che coinvolgano competenze sia di ambito specialistico, sia riabilitativo e sia di educazione terapeutica.
Tra le numerose discussioni della giornata, le diverse figure professionali coinvolte cercheranno, infatti, di dimostrare quanto fondamentale sia mettere al centro della pratica clinica oltre che le evidenze scientifiche anche la persona e il suo benessere psicofisico, per la buona riuscita di un qualsiasi intervento in dietologia. In particolare un tema che emergerà dalle sessioni pratiche come provocazione e messaggio tra medici, sarà quello del rapporto fiducia/ascolto empatico con il paziente.
Quanto tempo i medici dedicano all’ascolto nella relazione con il paziente che deve seguire una dieta? È la domanda che si é posta un gruppo di studio ADI che ha fatto emergere quanto siano fondamentali ai sensi dell’ efficacia e della buona riuscita di una dieta anche l’ascolto e la fiducia costruita col paziente. La ricerca mette sotto esame la qualità e l’empatia dell’ascolto ai pazienti, partendo dai dati in letteratura che affermano che raramente si concedono 3 minuti consecutivi di colloquio e che la prima interruzione avviene in media tra diciotto e ventitré secondi.
Su 47 prime visite 39 pazienti sono stati interrotti prima dei 23 secondi, mentre in una seconda verifica, su un campione di 29 pazienti sempre con lo stesso gruppo di professionisti, che si proponeva di ascoltare senza fare domande, 22 casi hanno dato entro il minuto e mezzo la risposta giusta spontaneamente e senza bisogno di sollecitazione o interruzioni.
“In fase di anamnesi alimentare generalmente il paziente fa un recall di ciò che inserisce nella sua dieta in maniera spontanea anche se parziale. Se avessimo la pazienza di aspettare la fine del suo racconto senza interrompere, la nostra raccolta dati sarebbe sicuramente più completa – dichiarano gli specialisti ADI – Quando il paziente arriva da noi porta con se tutto il suo essere, ma anche le sue paure, il suo voglio ma non voglio. La scelta, libera o obbligata dalla presenza di patologie, di intraprendere un percorso dietetico è un evento difficile. Richiede, infatti, un cambiamento dello stile di vita, un passaggio esistenziale che comporta anche difficoltà relazionali sia di tipo familiare che sociale. Il paziente in dietologia è una persona abituata a non essere creduta e che si vergogna della propria malattia. Essere ascoltata rompe uno schema precostituito e può condurre verso la soluzione del problema”.
fonte: ufficio stampa