Napoli, 10 maggio 2018 – La vita media si allunga ma proprio per questo sono in aumento i casi di glaucoma: già oggi si stima che in Italia ne soffrano circa 600mila persone e nei prossimi vent’anni si prevede un incremento del 33% della prevalenza della malattia a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Un incremento non perfettamente omogeneo a livello regionale: secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, il 48% circa dei pazienti glaucomatosi risiede nelle regioni del Nord Italia (dove è maggiore la popolazione di anziani), mentre il 24% nel centro Italia e il 28% risiede nelle regioni meridionali.
Per tutti i pazienti, però, resta il problema di dover fare i conti con una malattia che incide notevolmente sulla qualità di vita persino quando viene curata. Le terapie, infatti, sono croniche e a lungo andare possono provocare qualche fastidio. Ma la ricerca sta facendo passi in avanti e oggi gli oculisti hanno a disposizione un’opportunità terapeutica in più: la neuroprotezione da affiancare sempre e comunque alla terapia ipotonizzante, cioè quella che abbassa la pressione dell’occhio.
Il glaucoma in ItaliaSi stima che la prevalenza del glaucoma primario ad angolo aperto (POAG) in Italia sia pari a circa il 2% della popolazione sopra i 40 anni. Il previsto incremento nei prossimi anni varia da un minimo del 20-30% per le regioni centromeridionali ad un massimo del 40-50% per quelle settentrionali. L’incremento maggiore nella prevalenza (60%) è prevedibile in Liguria, la regione italiana caratterizzata dai maggiori indici di invecchiamento della popolazione.
In Campania, invece, la progressione potrebbe essere più lenta perché l’età media è più bassa. Nel mondo si stima che ci siano ben 45 milioni di ciechi a causa di questa malattia.
“Eppure – sottolinea Paolo Lepre, già Responsabile di Unità funzionale di Oftalmologia e Past President dell’Associazione Campana Glaucoma, intervistato da OSVI – l’80% della cecità è evitabile attraverso la prevenzione (20%) ed il trattamento medico e chirurgico (60%)”.
Campania felix: meno casi di glaucoma
Secondo i dati della Società Oculistica Italiana, l’incidenza del glaucoma in Campania è dell’8% contro il 16% della Lombardia di cui solo il 40% si sottopone ad adeguate cure, secondo lo standard terapeutico classico.
Come mai questa differenza di incidenza? “E’ legata soprattutto al fatto che in questa regione la popolazione è più giovane rispetto alla media nazionale”, spiega il dottor Lepre.
Secondo i dati Istat, infatti, la Campania è in generale la regione più giovane con 41,5 anni in media, seguita dal Trentino-Alto Adige con 42,9 anni. Quelle più anziane sono invece la Liguria (48,3 anni), Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Piemonte che superano tutte i 46 anni.
Ma l’età non è l’unico fattore che spiega la minore incidenza del glaucoma in Campania. “Ci potrebbe essere – chiarisce l’oculista – anche una difficoltà valutativa legata al ritardato accesso alla diagnosi per la carenza di centri di eccellenza per la cura del glaucoma sul territorio regionale”.
Pochi centri di eccellenza per la cura del glaucoma in Campania
Dal monitoraggio che ha effettuato il Ministero della Salute sulle attività dei Centri di Riabilitazione visiva, svolte nel 2016, infatti, è emerso che ancora non c’è omogeneità sul territorio nazionale in termini di strutture e attività svolte.
In particolare, in Campania risultano attivi solo 4 centri di riabilitazione visiva rispetto ai 15 della Lombardia e ai 10 della Sicilia, una carenza che a volte costringe i pazienti a spostarsi in luoghi extra-regionali per ricevere assistenza nel campo delle minorazioni visive.
“Grazie anche alle numerose attività di sensibilizzazione svolte dall’Associazione Campana Glaucoma – spiega Lepre – nella nostra regione c’è una buona cultura medico-oculistica relativa al glaucoma. Tuttavia, c’è ancora qualche difficoltà nella gestione sociale della malattia perché ci sono meno centri di eccellenza per il glaucoma e, quindi, l’approdo alla diagnosi e alla terapia può essere più lento”.
Non solo pressione oculare
È ormai noto che l’aumento della pressione oculare è il principale fattore di rischio per l’insorgenza del glaucoma, ma forse – specie tra i pazienti – ancora non si sa che questa patologia si può sviluppare anche in soggetti che hanno una pressione oculare normale. Infatti, si stima che dal 30% al 70% dei soggetti con glaucoma ne hanno una forma indipendente dalla pressione oculare alta.
Diversi studi, tra cui quello condotto presso la University of Miami Miller School of Medicine infatti, hanno dimostrato che la riduzione della pressione oculare nei pazienti con glaucoma è in grado di rallentare la progressione della malattia ma non riesce a fermarla del tutto.
Il ruolo della neuroprotezione
Ecco perché, anche se la riduzione della pressione oculare rappresenta il “gold standard” per il trattamento del glaucoma, varie ricerche stanno puntando ad altri approcci terapeutici che agiscano sulla cellula ganglionare della retina, i cui assoni formano il nervo ottico.
“Il glaucoma – prosegue il dott. Lepre – è una neuropatia ottica cronica progressiva che condivide alcune caratteristiche con altre malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson”.
“È ormai aperta la via alla terapia farmacologica della neuroprotezione – chiarisce Lepre – ovvero alla terapia capace di proteggere le cellule ganglionari da una morte precoce. La ricerca, infatti, si sta spostando sempre più verso sostanze con capacità di neuro-modulazione o ‘neuroenhancement’. Ritengo che la neuroprotezione sia un supporto indispensabile e andrebbe applicata in tutte le forme di glaucoma perché arreca un reale beneficio al paziente evitando la progressione drammatica della malattia”.
Il Coenzima Q10
Tra le varie sostanze ad azione anti-ossidante e bio-energetica, il Coenzima Q10, noto anche come ubiquinone, è considerato una delle molecole più promettenti da affiancare alla terapia tradizionale del glaucoma. Si tratta di una molecola simile ad una vitamina presente a livello del mitocondrio che partecipa al metabolismo deputato alla produzione di energia all’interno della cellula e che interviene nei meccanismi di rimozione dei radicali liberi.
Alcuni studi sperimentali hanno dimostrato che esercita un’attività neuroprotettiva ed è stato ampiamente studiato in varie forme di neurodegenerazione come la malattia di Parkinson, il morbo di Alzheimer e la corea di Huntington.
“Studi recenti hanno dimostrato l’impatto positivo del coenzima Q10 che attualmente viene utilizzato per via topica in gocce con la possibilità di raggiungere la retina, il nervo ottico e le fibre nervose attraversando rapidamente camera anteriore, cristallino e vitreo” conclude il dott. Lepre.