Glaucoma: dal controllo della pressione oculare alla neuroprotezione. Ecco come cambia l’approccio terapeutico

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Un milione di pazienti in Italia, ma il 50% non è diagnosticato. In occasione della Settimana Mondiale del Glaucoma, annunciato l’avvio del primo studio italiano sulla protezione delle cellule ganglionari della retina

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Prof. Luciano Quaranta

Roma, 17 marzo 2017 – Dal controllo pressorio alla neuroprotezione dell’occhio: l’approccio terapeutico del glaucoma sta cambiando perché è ormai dimostrato che l’abbassamento della pressione oculare può non essere completamente efficace se non associato a trattamenti neuroprotettivi. L’eziologia multifattoriale della malattia, infatti, sta conducendo alla ricerca di nuove strategie.

Il glaucoma è una malattia cronica caratterizzata dal progressivo danneggiamento del nervo ottico e dalla conseguente alterazione del campo visivo. L’aumento della pressione oculare è il principale fattore di rischio anche se questa patologia si può sviluppare in pazienti che hanno una pressione oculare normale.

“Diversi studi hanno dimostrato che la riduzione della pressione oculare nei pazienti con glaucoma è in grado di rallentare significativamente la progressione della malattia ma non sempre riesce a fermarla – dichiara il prof. Luciano Quaranta, Direttore del Centro per lo Studio del Glaucoma presso l’Università degli Studi di Brescia – Le strategie messe in atto per ridurre la pressione oculare includono l’uso di colliri con principi attivi in grado di ridurre la produzione di umore acqueo o di aumentarne il deflusso dall’occhio, trattamenti laser o chirurgia. Ma le più recenti ricerche hanno evidenziato che non sempre la sola riduzione della pressione oculare è di per se sufficiente nel rallentare l’evoluzione della malattia. Sulla base di queste osservazioni si tende oggi a considerare la malattia come una forma di neurodegenerazione primaria delle cellule ganglionari retiniche”.

Anche se la riduzione della pressione oculare rappresenta il “gold standard” per il trattamento del glaucoma, alcuni pazienti peggiorano malgrado abbiano raggiunto la loro pressione “target”. Negli ultimi anni, l’attenzione della ricerca, alla luce delle similitudini che esistono tra glaucoma ed altre neurotticopatie si è concentrata sulla funzione mitocondriale e sulle sue alterazioni. Il glaucoma porta a morte precoce le cellule ganglionari attraverso diversi meccanismi tra cui lo stress ossidativo, la neuroinfiammazione e la disfunzione mitocondriale.

“Gli assoni delle cellule ganglionari retiniche sono ricchi di mitocondri necessari a produrre energia per la conduzione nervosa. La riduzione nella produzione di energia e l’aumento della produzione di radicali liberi a livello mitocondriale delle cellule ganglionari è da considerarsi un meccanismo chiave nell’eziopatogenesi del glaucoma che predispone alla morte le cellule ganglionari e i loro assoni, fenomeno noto come disfunzione mitocondriale” spiega il prof. Quaranta.

Ecco perché nuove ricerche stanno puntando ad altri approcci terapeutici che agiscano proprio sulla cellula ganglionare della retina, i cui assoni formano il nervo ottico. “L’obiettivo – prosegue Quaranta – è quello di prevenire o ridurre la degenerazione del nervo ottico e di conseguenza il difetto del campo visivo. Ma soprattutto contrastare il trend epidemiologico che vede cinquemila italiani perdere la vista ogni anno. Inoltre, un ampio numero di pazienti (variabile dal 20 al 70% secondo le varie casistiche), soffre di una forma di glaucoma nel quale la pressione oculare è nell’ambito di valori di normalità. Ecco perché dobbiamo iniziare a pensare al glaucoma come ad una malattia neurodegenerativa che ha l’occhio come bersaglio”.

Tra le varie sostanze ad azione anti-ossidante e bio-energetica, il Coenzima Q10, noto anche come ubiquinone, è considerato la più promettente per il trattamento del glaucoma. “Si tratta di una sostanza simile ad una vitamina presente in molte cellule eucariotiche soprattutto a livello mitocondriale. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che il Coenzima Q10 esercita un’attività neuroprotettiva ed è stato ampiamente studiato in varie forme di neurodegenerazione come la malattia di Parkinson, l’Alzheimer, la corea di Huntington e nella SLA” spiega il prof. Quaranta. Il coenzima Q10 è oggi riconosciuto dalla comunità scientifica come un possibile approccio nel contrastare i complessi meccanismi di danno causati dal glaucoma.

Per confermare l’importanza di questo nuovo approccio terapeutico, in occasione della Settimana Mondiale del Glaucoma che si celebra dal 12 al 18 marzo è stato annunciato – nel corso di un Simposio svoltosi nell’ambito del 1° Congresso dell’Associazione Italiana Studio Glaucoma (AISG) – l’avvio del primo studio italiano indipendente sulla neuroprotezione nel glaucoma che sarà coordinato del prof. Quaranta.

Lo studio durerà tre anni e coinvolgerà 612 pazienti e i 14 centri per il trattamento del glaucoma in tutta Italia. L’obiettivo dello studio è quello di verificare se effettivamente l’aggiunta del Coenzima Q10 alla terapia ipotonizzante sia in grado di rallentare la progressione del danno anatomico e funzionale indotto dal glaucoma.

“I soggetti con malattia in fase iniziale o moderata sono spesso asintomatici e sviluppano disturbi della visione negli stadi più avanzati della malattia” conclude il prof. Quaranta. “Per questo è necessario studiare strategie che possano funzionare in sinergia con i farmaci ipotonizzanti per rallentare la progressione della malattia verso le forme più gravi di disabilità visiva fino alla cecità”.

fonte: ufficio stampa

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