Roma, 15 settembre 2016 – Con circa 5.000 pazienti solo in Italia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), malattia neurodegenerativa associata ad una progressiva compromissione della muscolatura volontaria, sembra essere in costante aumento: studi recenti, infatti, stimano che la sua prevalenza tenderà a salire nei prossimi 25 anni di circa il 20% nei paesi industrializzati, mentre di oltre il 50% nei paesi del terzo mondo, questo anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. È in occasione della Giornata Nazionale della SLA, che si celebra il prossimo 18 settembre, che la Società Italiana di Neurologia (SIN) fa luce sulle più importanti novità scientifiche messe a punto dalla ricerca.
“La ricerca scientifica sta facendo registrare importanti progressi nella definizione delle cause della SLA – ha affermato Adriano Chiò, coordinatore del Centro SLA del Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino e Azienda Ospedaliero Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino – nella scoperta di nuove strategie terapeutiche nonché nella messa a punto di nuove tecniche diagnostiche. In quest’ultimo campo, infatti, sia le neuroimmagini basate sulla risonanza magnetica, che utilizzano nuove modalità di raccolta e analisi dei segnali, sia quelle di medicina nucleare, attraverso la ricerca di nuovi marcatori più specifici per la SLA e di modalità di studio del midollo spinale, stanno progressivamente migliorando la capacità dei neurologi di differenziare la SLA da patologie differenti”.
Inoltre, a contribuire alla definizione delle cause della SLA è la creazione di consorzi internazionali per lo studio della genetica della malattia che sta progressivamente chiarendo i fattori di rischio genetici della malattia.
Analogamente, un ampio consorzio europeo per lo studio dei fattori di rischio ambientali sta portando a termine un importante sforzo transnazionale congiunto, il primo di tale ampiezza nell’ambito delle patologie neurodegenerative, volto all’individuazione dei fattori ambientali che regolano la comparsa e le modalità di progressione della malattia e alla identificazione dell’interazione fra i fattori di rischio esogeni e il background genetico dei pazienti. In altri termini, la ricerca sulla SLA sta entrando rapidamente nell’era dei big data e i ricercatori italiani sono stati fondamentali per la creazione e la conduzione di tali consorzi.
Anche lo studio di nuove terapie per la SLA è in costante progresso, nonostante le difficoltà dovute dall’incertezza ancora esistente sui meccanismi alla base del processo neurodegenerativo della malattia. Sono in corso di studio diversi farmaci con vari meccanismi d’azione, fra i quali il miglioramento della funzione muscolare, la regolazione del processo di neuroinfiammazione e, in modo ancora più mirato, il blocco della sintesi di proteinealterate a causa di mutazioni genetiche. La possibilità di una terapia per la SLA sembra oggi più che mai avvicinarsi.
fonte: ufficio stampa