In Europa si contano più di 700.000 casi di Sepsi all’anno di cui uno su cinque ha esito fatale. Chi sopravvive, spesso, riporta conseguenze organiche per tutto il resto della vita. Si tratta di una vera e propria emergenza medica con un tasso di mortalità ancora troppo elevato
Roma, 12 settembre 2016. La Global Sepsis Alliance (GSA), finalizzata a promuovere la conoscenza della sepsi agli operatori sanitari e alla popolazione attraverso numerose iniziative scientifico-divulgative, celebra, domani, 13 settembre la quarta edizione della Giornata Mondiale della Sepsi. Più di 3.500 Istituti di cura nel mondo hanno aderito al grido d’allarme della GSA. In Italia, molti dei centri che aderiscono alla rete, organizzano numerosi eventi.
Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta ha di recente dichiarato la Sepsi un’emergenza medica. Oggi, la sindrome clinica che, derivando da una risposta anomala e generalizzata dell’organismo a un’infezione determina un danno a carico di uno o più organi mettendo in serio pericolo la vita stessa, uccide quattro volte di più del tumore del colon, cinque volte di più dell’ictus e dieci volte di più dell’infarto miocardico. La sua mortalità nei casi più gravi può raggiungere il 70% e la sua incidenza è in continuo aumento.
In Europa si contano più di 700.000 casi di Sepsi all’anno di cui uno su cinque ha esito fatale. Chi sopravvive, spesso, riporta conseguenze organiche per tutto il resto della vita. Si tratta di una vera e propria emergenza medica con un tasso di mortalità ancora troppo elevato.
Per le sue caratteristiche cliniche è difficilmente diagnosticabile, specialmente nelle fasi più precoci e può colpire chiunque senza distinzione di età, sesso, condizioni di salute precedenti. Sono maggiormente esposte le persone con ridotte difese immunitarie. Gli anziani e i bambini i più colpiti.
È una malattia “tempo dipendente”: prognosi peggiore in caso di tardivo riconoscimento/trattamento. È infatti ampiamente dimostrato che il tempestivo riconoscimento associato a una gestione terapeutica adeguata nel tempo e nei metodi permette una prognosi più favorevole. Inoltre le “nuove” resistenze agli antibiotici sembrano ridurre le possibilità di cura efficace.
Come intervenire dunque per diminuire la mortalità che colpisce ancora così tante persone? Secondo gli esperti è fondamentale “sistematizzare” il percorso diagnostico-terapeutico nei tempi e nei modi corretti in ogni ospedale; educare a un buon utilizzo degli antibiotici a scopo di ridurne le resistenze; favorire tutte le good practice per la prevenzione delle infezioni. La Sindrome della Sepsi potendo attaccare uno o più organi (anche vitali) spesso richiede cure in Rianimazione ma spesso neanche la Rianimazione più sofisticata e all’avanguardia può salvare più vite di quello che può essere fatto al primo sospetto clinico in pronto soccorso o area di degenza).
Per gestire al meglio l’emergenza Sepsi, decine di migliaia di medici, con l’aiuto delle società scientifiche nazionali e internazionali stanno realizzando programmi di educazione e in occasione della giornata Mondiale saranno a disposizione dei cittadini materiale informativo, video, poster e questionari. Le ultime ricerche dimostrano che con l’adozione tempestiva di strategie di provata efficacia, sia possibile ridurre in maniera significativa la mortalità ad essa associata.
fonte: ufficio stampa