L’ISG conferma il proprio impegno nel mettere in atto strategie di prevenzione e contrasto sia in Etiopia e in Medio Oriente, che in Italia tra i migranti
Roma, 5 febbraio 2016 – Sono oltre 120 milioni nel mondo le bambine e le donne che hanno subito la pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, (MGF), una escissione parziale o totale dei genitali femminili, e sono circa 3 milioni le bambine a rischio di subirle nei prossimi 10 anni.
Domani, sabato 6 febbraio, si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale per il contrasto alle Mutilazioni Genitali Femminili. L’Istituto San Gallicano (IRCCS) è da sempre attento alle problematiche di salute delle donne straniere, in particolare in Africa dove ha promosso la nascita di diversi ospedali per fronteggiare la pratica tradizionale.
In occasione della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali l’Istituto conferma il proprio impegno sia negli ospedali che ha aperto in Etiopia e in Medio Oriente, sia in Italia. C’è infatti la necessità di affrontare il problema anche nel nostro Paese, con il coinvolgimento delle comunità di migranti provenienti dai Paesi a forte tradizione escissoria, per realizzare insieme al personale socio-sanitario, strategie di prevenzione e contrasto. Inoltre continua l’impegno a diffondere la cultura di riti di “Passaggio Alternativi”, che in pochi anni hanno salvato oltre 6mila ragazze in Etiopia e in Eritrea in particolare.
Le Mutilazioni Genitali Femminili sono state messe al bando dalle Nazioni Unite quali violazione dei diritti umani e abuso irreversibile dell’integrità fisica di donne e bambine. Eppure continuano a essere praticate in oltre 28 paesi africani e in alcuni paesi asiatici. In seguito al fenomeno migratorio, questa pratica interessa anche l’Europa dove, secondo il Parlamento Europeo, sono circa 500mila le donne che le hanno subite e 20.000 le bambine a rischio.
“Sebbene diversi Paesi – dichiara Aldo Morrone, Direttore del Servizio di Salute Globale e Dermatologia Internazionale del San Gallicano – abbiano approvato leggi che proibiscono la pratica delle mutilazioni delle ragazze, in molti villaggi sono ancora troppe le bambine sottoposte alla pratica escissoria”.
“L’impegno del San Gallicano – afferma la dott.ssa Marta Branca, commissario straordinario degli IFO – è di salvaguardia dell’integrità psicofisica di queste bambine, attraverso una rete di accordi scientifici con le principali università del Tigray. Oltre all’attività di formazione di operatrici sanitarie nelle aree remote rurali come a Sheraro, dove dal 2014 sono presenti medici e operatrici sanitarie del nostro Istituto. Sono stati avviati programmi di abbandono di tale pratica da parte delle operatrici di MGF, attraverso corso di riqualificazione, permettendo loro di entrare nello staff di operatrici sanitarie di base nei diversi distretti del Tigray in Etiopia, facendo cessare la loro attività di mutilazione delle bambine”.
fonte: ufficio stampa