Roma, 20 novembre 2018 – Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina Diritti Umani in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, vuole porre la sua attenzione su una tematica dolorosa e, purtroppo, sempre attuale che è quella della violenza sulle donne.
Questa importantissima ricorrenza è stata istituita dall’assemblea dell’Onu nel 1999. La data è stata scelta per ricordare il sacrificio di Patria, Minerva e Maria Teresa, tre sorelle che, a causa della loro militanza politica contro il regime del dittatore dominicano Rafael Leonida Trujillo, furono brutalmente trucidate nel 1960. Le sorelle Mirabal, fervide attiviste politiche della Repubblica Dominicana e sostenitrici del “Movimento 14 giugno”, mentre stavano andando in auto a far visita ai loro mariti (anch’essi incarcerati per la loro militanza politica), furono fermate dalla polizia, condotte in una piantagione di canna da zucchero e, dopo indicibili torture, gettate in un precipizio per simulare un incidente. L’opinione pubblica comprese subito che si trattò di un efferato assassinio.
L’eco di tale tragedia si diffuse, però, solo dopo la morte del dittatore. E il sacrificio delle donne fu noto al mondo intero solo nel 1999, quando questa storia intrisa di violenza e di disuguaglianza di genere giunse sul tavolo dell’assemblea dell’ONU.
Anche l’Italia, dal 2005, celebra il ricordo di tutte le donne vittime di violenza. Perché ancora oggi, a distanza di cinquantotto anni dall’assassinio delle sorelle Mirabal, a casa, a scuola, a lavoro, per strada, su internet, una donna su tre (secondo i dati forniti dall’Onu) subisce violenza fisica e psicologica.
L’Assemblea generale Onu, l’Unione Europea e le Nazioni Unite, nel settembre scorso, hanno unito le forze per porre fine al Femminicidio, piaga sociale, soprattutto in America latina. Per questo motivo hanno lanciato l’iniziativa Spotlight, finanziando 50 milioni di euro, per attuare programmi globali volti all’eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne, come la violenza sessuale e di genere, il traffico di esseri umani e lo sfruttamento economico, la violenza domestica e familiare.
I dati forniti dalle Nazioni Unite, relativi al periodo 2005-2016 per 87 paesi, sono decisamente allarmanti: il 19% delle donne tra i 15 e i 49 anni ha dichiarato di aver subito violenze fisiche e/o sessuali da parte di un partner intimo nei 12 mesi precedenti al sondaggio.
Ecco quindi che per l’Onu, e per ogni paese che il 25 novembre porta avanti la sua battaglia in difesa delle vittime, la Giornata contro la violenza sulle donne è anche un monito per raggiungere un traguardo fondamentale nell’ambito dei Diritti Umani: non lasciare più nessuna donna indietro e sola. E soprattutto, mettere finalmente fine alla violenza, di qualsiasi tipo essa sia.
In Italia sono stati inizialmente i Centri Antiviolenza e le Case delle Donne sparse sul territorio, a celebrare questa giornata. In seguito, si è sviluppato in modo graduale l’interesse anche da parte delle istituzioni locali e nazionali che hanno sostenuto iniziative e progetti per divulgare e diffondere la necessità di essere vicini alle donne che subiscono ogni giorno abusi e violenze di ogni tipo, violenze che sempre più spesso portano a drammatici epiloghi.
Anche quest’anno, quindi, il nostro Paese ha organizzato programmi a tema nelle maggiori città italiane. Il Comune di Milano celebra la Giornata Internazionale con un concerto in piazza che vedrà la partecipazione attiva degli studenti del IV e V anno delle scuole superiori. Ci sarà, inoltre, la posa della celebre panchina rossa con targa celebrativa. A Torino, presso Spazio Donne, il 23 novembre, ci sarà l’inaugurazione delle “Panchine d’artista” contro la violenza sulle donne. Un’interessante mostra intitolata Violate e uno spettacolo teatrale, Voci di donne, sono in programma nella città di Firenze, nella giornata del 25 novembre.
La capitale, invece, attraverso la Casa Internazionale della Donna, scende in campo con un concerto dal titolo decisamente evocativo: Orme in rivolte. Il canto sociale e popolare italiano sosterrà con la bellezza e la forza del canto polifonico, la nobilissima e giusta causa in favore delle donne violate.
A Faenza, infine, il Museo Internazionale delle Ceramiche esporrà una selezione di scarpette rosse, realizzate dai ceramisti faentini, per dire NO alla violenza sulle donne.
L’Italia spesso all’arancione, colore simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, preferisce il rosso. Infatti, si sta diffondendo sempre più l’usanza di lasciare in tante piazze delle nostre città, scarpette rosse per sensibilizzare l’opinione pubblica. Non a caso, Los Zapatosrojos, lanciato dall’artista messicana Elina Chauvet attraverso la sua installazione, è diventato ormai uno dei modi più immediati e popolari per denunciare i femminicidi.
Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani, non intende rimanere cristallizzato sull’ormai triste e superata formula secondo la quale “La violenza sulle donne è antica come il mondo”, ma al contrario vuole ribadire con tutta la sua forza che in una società avanzata, civile e democratica non debbano trovare posto alcuno i soprusi e i maltrattamenti alle donne.
Per tali ragioni, il CNDDU è sostenitore attivo di tutte le manifestazioni e/o attività volte alla tutela dei diritti femminili, tra questi vanno ricordati, perché si legano molto spesso ai casi di violenza femminile, anche e soprattutto il diritto all’integrità e all’autonomia corporea, di essere liberi dalla paura di violenza sessuale e i diritti riproduttivi.
Il Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani, rivolge come sempre un appello al mondo della Scuola affinché si faccia portavoce e garante dei diritti calpestati, in questo caso, delle donne che riguardano tutta la società civile.
Ai docenti/formatori, punto di riferimento fondamentale dei nostri giovani, chiediamo ancora una volta, di celebrare questa importante Giornata con una piccola attività simbolica che possa accendere negli studenti il desiderio della conoscenza della tematica in questione, e che possa soprattutto favorire e incentivare i valori di uguaglianza di genere.
È doveroso ricordare che tra le donne che hanno subito violenza (sessuale, fisica, psicologica) nel corso della storia, spiccano certamente personaggi di rilievo del panorama artistico, storico e culturale italiano. Basti citare Artemisia Gentileschi, straordinaria pittrice caravaggesca italiana del 1600, la quale non fu solo la prima donna ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze, ma fu anche la prima donna/coraggio a denunciare una violenza sessuale, accettando di subire la tortura della Sibilla alle dita (supplizio che avrebbe potuto impedirle per sempre di dipingere) pur di rivelare la deflorazione subita della quale chiedeva giustizia.
Quello di Artemisia fu il primo processo storico in Italia per stupro. Processo lunghissimo e doloroso che alla fine condannò il colpevole e terminò secondo i dettami dell’epoca: lo stupro era, purtroppo, un reato contro l’onore, non contro la persona. Proprio Artemisia potrebbe essere la figura femminile giusta per affrontare la tematica a scuola e per raccontare attraverso le sue straordinarie opere, come Giuditta decapita Oloferne e Susanna e i vecchioni, il dramma delle donne che hanno subito violenza.
L’obiettivo è la piena consapevolezza che nella nostra storia donne come Artemisia, le sorelle Mirabal, e tutte le donne di ieri e di oggi maltrattate, violate e uccise sono state vittime dell’ignoranza, del pregiudizio, della prepotenza, del silenzio e della solitudine.
Tutte queste cose insieme tolgono la dignità e qualche volta la vita. La strada per porre fine alla violenza contro le donne richiederà sforzi più vigorosi, per contrastare una discriminazione basata sul genere profondamente radicata, spesso derivante da norme sociali correlate.
Il CNDDU, attraverso questo Comunicato, intende consegnare un messaggio positivo, un messaggio di speranza, perché i progetti di promozione e sensibilizzazione dei Diritti femminili, se nascono da un sentire comune, possono realmente portare ad una nuova presa di coscienza della dignità della donna. E questo è un traguardo auspicabile. Perché la storia DEVE insegnare, perché dagli errori si DEVE imparare, perché il mondo DEVE andare avanti e non indietro. Solo in questo modo ci saranno i presupposti per cambiare. Se lo vogliamo veramente, se lo vogliamo tutti insieme.
Prof.ssa Rosa Manco
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani