Parte da Pescara l’allarme per i germi multiresistenti. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza. Proprio in questi giorni presentati all’ospedale civile di Pescara i primi incoraggianti risultati contro questi super-batteri: “Il tasso di resistenza sarà abbattuto dal 90 al 15%” afferma la dottoressa Frattari
Pescara, 13 dicembre 2017 – Oggi è una vera priorità, presto sarà un’emergenza: si tratta delle resistenze batteriche agli antibiotici, una realtà che può rendere nel tempo le infezioni non curabili in modo efficace. Si tratta di una situazione molto rischiosa che potrebbe rendersi drammaticamente reale nei prossimi anni se non vengono presi subito tutti i provvedimenti che la scienza medica già oggi ci permette di assumere efficacemente.
Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza; l’uso smodato di antibiotici infatti ha vanificato i loro effetti e reso i batteri più resistenti, con trend in continua crescita e costi sempre più elevati.
Il grido di allarme è lanciato dagli specialisti della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive a livello nazionale, e da quelli della SIAARTI, la principale società scientifica che raccoglie gli Anestesisti-Rianimatori. Entrambe le società hanno concesso il loro patrocino ed incoraggiamento all’iniziativa dell’Ospedale Civile di Pescara, dove rianimatori e infettivologi abruzzesi hanno dato vita il 1 e il 2 dicembre a due importanti appuntamenti sul tema delle infezioni da germi resistenti e su quello ad esso correlato, ancora più urgente, del corretto uso degli antibiotici e degli antimicotici, che può giocare un ruolo molto rilevante nell’interrompere la selezione e la diffusione dei germi resistenti. Presente fra gli altri anche Marcello Tavio, (Ospedali Riuniti Ancona), presidente eletto SIMIT per il biennio 2019-2021.
Le infezioni batteriche contratte in comunità sono in aumento rispetto al decennio scorso e sono soprattutto i soggetti più fragili, con patologie come diabete, problemi cardiovascolari, trattamenti chemioterapici, quelli più a rischio. Tra questi soprattutto gli anziani, che oltre alle patologie associate, presentano spesso una riduzione dell’efficienza del proprio sistema immune.
Il tesso di infezioni batteriche severe cresce col crescere dell’età: sopra i 65 anni esse aumentano di almeno tre volte, di quattro volte superati i 75 anni. A livello territoriale, le infezioni più frequenti sono le urinarie, bronchiali, polmonari e gastrointestinali; tra i pazienti ospedalizzati invece oltre il 60% presenta un problema polmonare.
“Razionalizzare l’uso degli antibiotici in questi pazienti è una priorità enorme – sottolinea il dott. Giustino Parruti, Direttore dell’UOC di Malattie Infettive e Presidente Regionale SIMIT – Un laboratorio molto efficiente ci può aiutare molto, come sta accadendo a Pescara negli ultimi due anni, facilitando l’uso mirato degli antibiotici. Uno dei problemi principali per ridurre al minimo le resistenze batteriche sempre più diffuse è infatti usare bene ed in modo mirato gli antibiotici. Altra priorità è riuscire ad identificare senza correre rischi quando non usare gli antibiotici o ridurre il numero e la durata della terapia antibiotica nel singolo paziente”.
Un problema diverso è rappresentato invece dai pazienti ospedalizzati in terapia intensiva. “Molti di questi sono più giovani dei ricoverati in area medica, e spesso senza patologie di rilievo maggiore prima dell’evento che li conduce al ricovero in Rianimazione”, afferma il dott. Tullio Spina, Direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione di Pescara.
“L’ambiente della Terapia intensiva si presta molto alla sperimentazione ed alla ricerca di buone pratiche nell’uso degli antibiotici e degli altri strumenti per il controllo delle infezioni contratte in Ospedale. Noi qui a Pescara – prosegue il dott. Spina – da circa 4 anni abbiamo messo a punto un pacchetto di interventi che ci ha permesso di ridurre moltissimo la selezione di germi resistenti durante la degenza ospedaliera, ed in questa circostanza presenteremo la nostra esperienza con i suoi buoni risultati, che ci inducono a perseguire in questa strategia, se possibile potenziandola ancora”.
La dottoressa Frattari presenterà i risultati della Rianimazione di Pescara. “L’approccio multidisciplinare che abbiamo utilizzato per il controllo delle infezioni e l’uso prudente degli antibiotici ha permesso di abbattere il tasso di germi Gram negativi resistenti in Rianimazione, in un tempo davvero breve, dal 90% al 15-20% di resistenza – ha anticipato la dr.ssa Frattari – I nostri dati saranno a breve oggetto di pubblicazione, non appena completato il processo di revisione editoriale. Speriamo davvero che possano essere di aiuto a trovare la ricetta giusta per il controllo di questi germi anche in altre realtà”.
“La necessità che ogni tipo di organizzazione sanitaria, azienda ospedaliera o territoriale, si doti di idonei strumenti di antimicrobial stewardship è divenuta stringente ed universalmente riconosciuta – ha aggiunto il prof. Pierluigi Viale, Direttore della Cattedra di Malattie Infettive dell’Ospedale Sant’Orsola Bologna e membro del consiglio direttivo nazionale della SIMIT – così come è chiaro che gli impegni ad essa correlati non siano solo un problema di singoli professionisti dedicati ma una priorità di salute pubblica, che deve essere opportunamente sostenuta ed implementata da precisi atti politici”.
La classe medica sta prendendo finalmente coscienza dell’insegnamento di Alexander Fleming, ma la strada è ancora in salita: intervenire sugli atteggiamenti prescrittivi è estremamente difficile e spesso frustrante, poiché gli antibiotici sono da sempre utilizzati da ogni professionista, ad ogni livello.
“Abbiamo cercato di coinvolgere, direi proprio con successo, tutta la Direzione Generale della nostra AUSL nel sostenere l’uso prudente degli antibiotici con un investimento significativo di personale”, conclude Giustino Parruti.
Da questo impegno potrà derivare un forte e capillare potenziamento delle iniziative di stewardship antibiotica a livello della nostra intera regione, mettendo a disposizione di tutti i prescrittori il pronto e tempestivo supporto dell’esperto.
Al convegno partecipano anche molti specialisti dell’area medica e della medicina generale e a questo seguirà un piano di formazione aziendale per tutto il 2018 in linea con gli intenti del convegno.
I germi multiresistenti, che fare?
Il contesto di cura attuale è fortemente connotato dall’impatto crescente delle infezioni da germi multiresistenti (MDRO), che in paesi come l’Italia stanno determinando una lievitazione dei costi pressoché intollerabile, oltre che un inestimabile costo in termini di morti attribuibili e prevenibili. Per tale ragione l’intera comunità scientifica internazionale sta prendendo mosse per comprendere in che misura e in che tempi il fenomeno degli MDRO possa trovare adeguate risposte.
Fortunatamente, dati recenti di letteratura sembrerebbero indicare che mettendo in essere una energica e coraggiosa politica di drastica restrizione dell’uso inappropriato degli antibiotici sia sul territorio che in ospedale, i risultati in termini di riduzione di circolazione di MDRO e delle conseguenti infezioni correlate possano essere molto più rapidi di quanto in precedenza atteso.
Per questo la responsabilità dei clinici appare in questo momento ancora più grande di quella degli epidemiologi nell’enucleare quali siano gli interventi ed i raggruppamenti di interventi che possano e debbano essere adottati in ciascuna realtà nel più rapido volgere di tempo possibile.
In altri termini, appare già inizialmente documentata la possibilità che in termini di uso degli antibiotici possa valere il motto “Less is more!” sia per efficacia che per tossicità e collateralità. Ovviamente l’uso ristretto degli antibiotici non deve mai significare che una infezione non venga trattata con il farmaco giusto al momento giusto; è solo la prescrizione inappropriata che deve essere emendata, ed il cui emendamento può bastare a ridurre la pressione selettiva sui germi che nel nostro ambiente e nel nostro organismo convivono.
Per questa ragione è essenziale che i laboratori di microbiologia sviluppino e costituiscano una rete territoriale diusa in forza della quale sia possibile supportare un uso prudente, restrittivo, ma comunque efficace degli antimicrobici. Il convegno che si propone sarà un tentativo documentato e forte di accelerare il processo di diffusione delle conoscenze e delle evidenze che possano aiutare clinici e decisori ad assumere al più presto le scelte giuste per segnare l’inizio della fine degli MDRO.