Roma, 17 settembre 2017 – La carenza di medici per il SSN, di cui si colgono le prime avvisaglie nei concorsi per specialisti che vanno semi-deserti e nella difficoltà dei medici di medicina generale a trovare sostituti nei periodi festivi, non riguarda, per dirla con le parole del Presidente dell’OMCeO di Ravenna, “solo le attese e le speranze dei giovani colleghi, ma la possibilità stessa di dare continuità al sistema sanitario pubblico”, di garantirne cioè la sostenibilità nel prossimo futuro.
Da tempo l’Anaao Assomed con tre studi, pubblicati tra il 2011 e il 2017, sugli effetti della gobba demografica e dell’imbuto formativo, ha lanciato l’allarme per quanto riguarda i medici specialisti. Ma la parola ‘programmazione’ è rimasta estranea al vocabolario di chi ‘dà i numeri’, nel senso reale (ma anche figurato) dell’espressione, ed è prevalso il silenzio colpevole di governi e ministri competenti, come si usa dire, in tutt’altre faccende affaccendati.
Ora il grido di dolore viene rilanciato dalla FMOMCeO e dall’Ordine dei Medici di Bari che integra i nostri dati con quelli riguardanti la medicina generale. Il quadro che viene fuori è quello di un esodo biblico dal SSN di 85.000 medici nel prossimo decennio e la prospettiva di una desertificazione professionale, quantitativa e qualitativa, di ospedali e territori, cure primarie e cure specialistiche.
L’Anaao Assomed rimane convinta che la via maestra sia quella adottata in tutta Europa, vale a dire l’assunzione nel SSN di tutti i laureati, in coerenza con il fabbisogno del SSN, con un contratto a tempo determinato finalizzato al completamento del percorso formativo, quindi aggiuntivi alla dotazione organica calcolata ai fini assistenziali, un diritto oltre che il requisito per l’accesso al mondo del lavoro.
La proposta dell’ENPAM di intervenire con un prestito di onore al fine di incrementare contratti di formazione specialistica e di medicina generale rappresenta una pietra nello stagno con il limite, però, di introdurre una discriminazione tra chi riceve un salario e chi un prestito da restituire. A meno che lo Stato non intervenga con un credito fiscale di pari entità, recuperando il ruolo di unico titolare del percorso formativo sia pure con oneri economici differiti nel tempo.
L’urgenza e la necessità di una riforma vera del sistema di formazione post laurea dei medici, di cui il finanziamento è solo un tassello, dovrebbe essere evidente anche a chi non vuole né sentire né vedere.
I medici, attraverso le organizzazioni sindacali, la cassa previdenziale, gli ordini professionali sono disponibili a fare la loro parte attraverso uno sforzo eccezionale quanto congiunto, ma Governo e Ministri non possono chiamarsi fuori, continuando a traccheggiare e rimpallandosi le responsabilità di ritardi inaccettabili e di errori imperdonabili.
Occorre intervenire ora, se veramente si ha a cuore la sanità pubblica, come dichiarato dal Presidente del Consiglio, investendo sul suo capitale umano, presente e futuro. A cominciare dai 15.000 giovani medici in attesa, da più di 16 mesi, di un concorso il cui bando sembra desaparecido al pari dell’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL della dirigenza sanitaria.
I giovani medici hanno diritto ad una alternativa all’emigrazione ed i cittadini italiani ad un sistema di tutela della salute dotato delle risorse professionali necessarie.