Dott. Claudio Cricelli, presidente SIMG: “Una persona che quest’inverno si ammala di influenza, in un momento in cui si dovesse ripresentare il Covid-19, porterebbe immediatamente a far scattare le misure precauzionali, poiché è molto difficile distinguere le due malattie”
Roma, 9 giugno 2020 – In attesa di un vaccino per il Covid-19, la medicina generale si prepara alla prossima campagna di vaccinazione antinfluenzale, che con molta probabilità potrebbe essere anticipata tra settembre e ottobre. Giocare d’anticipo, secondo gli esperti, quest’anno potrebbe essere una strategia “molto utile” per evitare uno degli effetti avuti all’inizio del Covid-19, quando molti casi sono stati confusi per forme di influenza tradizionale.
“Con largo anticipo, già dal mese di febbraio – dice all’agenzia Dire il presidente della Società Italiana di Medicina Generale, Claudio Cricelli – abbiamo chiesto che la vaccinazione antinfluenzale quest’anno venisse estesa, possibilmente gratuitamente, ad un maggior numero possibile di persone. La nostra richiesta è motivata dal fatto che abbiamo fondati timori che durante il prossimo autunno/inverno si possano ripresentare focolai di Covid-19, che sicuramente si andranno a sommare all’influenza stagionale, in arrivo normalmente intorno alla metà di ottobre. E presentandosi i due virus con sintomi praticamente uguali, c’è il rischio che si possa creare la stessa confusione che probabilmente ha determinato un mancato riconoscimento dei casi di Covid tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo”.
Il vaccino contro l’influenza, come indicato da una circolare del ministero della Salute, non sarà obbligatorio ma raccomandato e gratuito per tutti i bambini dai 6 mesi ai 6 anni e per tutti gli anziani a partire dai 60 anni d’età. “Noi medici non siamo ovviamente tenuti a stabilire se un vaccino debba diventare obbligatorio – commenta Cricelli – ma abbiamo sostenuto una obbligatorietà morale nei confronti del personale sanitario: riteniamo infatti che i medici debbano avere un comportamento etico, quindi vaccinarsi, perché sono a contatto con tante persone e possono diffondere il virus influenzale”.
Ma quest’anno si aspetta da parte dei cittadini una maggiore responsabilità? “Assolutamente sì, credo che i cittadini abbiano raggiunto un grande senso di consapevolezza di quanto accaduto in questi mesi – risponde il presidente della SIMG – anche perché c’è stata una maggiore informazione. Le persone hanno prima di tutto capito che l’influenza è una finta malattia benigna, perché è vero che la mortalità per influenza è notevolmente inferiore a quella del Covid-19, ma è anche vero che si porta dietro uno ‘strascico’ di 8 milioni di persone ammalate ogni anno e più o meno di 20 miliardi di spesa inutile, tra assenze da lavoro, acquisto di farmaci e perdita di reddito”.
Capire questo ‘semplice’ concetto, secondo Cricelli, sarebbe sufficiente a non rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza. “Basterebbe parlare con i nostri concittadini, spiegare, raccontare, mostrare dati e farli riflettere – prosegue il presidente della SIMG – Ma sono convinto che oggi più che mai le persone risponderanno positivamente al nostro appello”.
Probabilmente anche la paura quest’anno potrebbe portare un maggior numero di persone a vaccinarsi… Ma sarà davvero così? “Una persona che quest’inverno si ammala di influenza, in un momento in cui si dovesse ripresentare il Covid-19 – risponde ancora Cricelli – porterebbe immediatamente a far scattare le misure precauzionali, poiché è molto difficile distinguere le due malattie. Allora se una persona avrà l’influenza, quest’anno non potremmo più accontentarci di dire ‘ok, aspettiamo e vediamo se è davvero influenza’, perché abbiamo capito che un ritardo nella diagnosi di Covid-19 comporta una maggiore gravità nella malattia. Quindi saremmo obbligati a fare un tampone ad un numero elevatissimo di persone, solo perché non si sono vaccinate per l’influenza”.
Una malattia influenzale in autunno, dunque, potrebbe significare un caso sospetto di Covid-19, perché “non essendo noi in grado di distinguere le due forme virali – spiega Cricelli – dovremmo trattarle come se fossero la stessa cosa, con un’enorme sovraccarico di servizi sanitari, tanta confusione e anche molta paura”.
Una persona che presentasse febbre e tosse, tiene ancora a sottolineare il Presidente dei medici di medicina generale, dovrebbe “rimanere a casa in quarantena fino a quando non ha fatto il tampone. Per cui al danno si aggiungerebbe la beffa di non essersi vaccinati e di doversi poi sottoporre a delle procedure come se si fosse malati realmente di Covid-19”.
La SIMG, intanto, ha chiesto di poter anticipare le vaccinazioni “almeno a settembre”, perché “per somministrare le stesse dosi – spiega Cricelli – impiegheremo una durata di tempo maggiore”.
Adesso infatti “nulla è più come prima” e ci vogliono “tempi, distanze, sicurezza e studi medici igienizzati. Un medico di famiglia durante una sessione invernale esegue fino a 350/400 vaccinazioni, anche abbastanza rapidamente, ma oggi non si può più fare – conclude il Presidente della SIMG – perché i tempi sono molto più lunghi”.