Al Congresso Nazionale FederDolore-SICD, la ricercatrice e autrice dello studio, spiega l’importante scoperta per clinici e pazienti e l’evoluzione delle strategie terapeutiche. In fase di studio ormai avanzato il primo biomarker al mondo (MU-Lympho-Marker) in grado di certificare la presenza di dolore cronico severo in pazienti con fibromialgia e osteoartrite
Milano, 15 settembre 2021 – A chi soffre di dolore cronico smetteremo a breve di chiedere “Ma quanto ti fa male?”. A questa risposta, ci hanno pensato i ricercatori italiani che dopo anni di studio, hanno avuto le conferme scientifiche(1-2) dal primo biomarker al mondo (MLM, Mu-Lympho-Marker) che permette di individuare l’esistenza e la prima scala di intensità del dolore cronico, aprendo la strada alla definizione di nuove strategie terapeutiche.
A spiegare la scoperta, la ricercatrice dello studio scientifico pubblicato, sarà uno dei relatori al Congresso Nazionale di FederDolore SICD (Società Italiana Clinici del Dolore) a Bologna c/o lo Star Hotels Excelsior dal 15 al 17 settembre.
La scala “verbale” del dolore
L’indicatore disponibile per sapere il livello di dolore di un paziente è quello verbale. Nel caso del paziente, il risultato di questa valutazione è molto soggettivo perché tiene conto della propria esperienza e del personale livello di sopportazione del dolore. Il clinico dovrà quindi affidarsi alla percezione del paziente per decidere se si tratta di dolore lieve, moderato o grave.
“Non esisteva un test diagnostico per il dolore cronico e tutti i clinici del dolore sanno l’impatto che potrà avere a livello diagnostico ma anche psicologico sul paziente attraverso il quale possiamo solo avere informazioni soggettive sul dolore cronico. Lo studio è stato effettuato -spiega Valentina Malafoglia, Ricercatrice Fondazione ISAL (Istituto di Scienze Algologiche) – confrontando un gruppo di pazienti sani con un gruppo che soffre di dolore fibralgico proprio perché sappiamo che l’estensione del dolore in questi pazienti è molto variabile e diffuso in tutto il corpo. Avevamo la necessità di poterlo codificare e quantificare anche nel tempo”.
Lo studio sulla fibromialgia, definita anche “malattia immaginaria”
La fibromialgia è una grave sindrome che causa dolore cronico severo. In Europa colpisce oltre 14 milioni di persone, nel 90% dei casi donne. Non è considerata una malattia rara e non è riconosciuta come malattia cronica all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Si manifesta con dolore diffuso, facile affaticabilità, sviluppo di senso di angoscia, panico e ansia, disturbi del sonno e problemi gastrointestinali. Ancora oggi non ci sono esami che riescano a diagnosticarla chiaramente, né terapie risolutive. Per molte, la beffa di sembrare malate agli occhi di parenti, colleghi e amici, per cui ne deriva anche un forte stress psicologico.
“La conferma del Mu-Lympho-Marker come biomarcatore per il dolore cronico severo, potrà avere numerosi impatti positivi a partire dalla conferma della presenza di dolore, del grado di intensità, che ridurranno i ritardi ed errori diagnostici a beneficio di un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e caregivers. Tra gli obiettivi – continua Malafoglia – c’è quello di definire nuove strategie terapeutiche e lo sviluppo di nuovi farmaci, individuando in modo preciso e personalizzato il trattamento più adeguato con evidenti risparmi di tempo e di costi”.
Un successo da estendere ad altre patologie
“Un risultato sorprendente che ci consentirà – conclude Giuliano De Carolis, Presidente Federdolore_SICD – di avere uno strumento importante per una migliore gestione dei pazienti con fibromialgie e di poterlo estendere anche a tutte le altre patologie con dolore cronico”.