Fibromatosi Uterina: vitamina D e tè verde possono ridurre la dimensione dei fibromi

Prof. Vittorio Unfer: “I miomi possono essere singoli o multipli e differenziarsi per sede e dimensioni. Oggi possono essere trattai con composti naturali”

Roma, 15 novembre 2021 – La fibromiatosi uterina interessa il 60 per cento della popolazione femminile over 35 e fino ad oggi erano poche le terapie a disposizione, se non una vigile attesa in caso di crescita di fibromi e conseguente intervento chirurgico. Oggi c’è una speranza in più: Il fibroma uterino, conosciuto anche come mioma, può essere trattato con composti naturali. Lo afferma il prof. Vittorio Unfer alla vigila del Congresso Nazionale SIGO che si terrà a Sorrento dal 12 al 15 dicembre.

Recenti studi osservazionali, infatti, condotti su decine di pazienti che hanno assunto composti naturali come la vitamina D e l ‘epigallocatechina gallato (EGCG), polifenolo presente nel tè verde, hanno messo in evidenza la riduzione delle dimensioni dei fibromi e della sintomatologia.

Prof. Vittorio Unfer

“I miomi possono essere singoli o multipli e differenziarsi per sede e dimensioni. Possono svilupparsi a un certo punto della vita ma per fortuna solo in una minoranza di casi creano problemi e portano all’infertilità”, sottolinea il prof. Unfer, fondatore di EGOI, la società scientifica che unisce 40 ricercatori e opinion leader da 14 Paesi, la cui expertise sull’inositolo è testimoniata dalle numerose pubblicazioni scientifiche e progetti di ricerca su questa molecola, utile sia nella prevenzione, sia nella gestione clinica di diversi stati patologici.

“Quelli ‘sottomucosi’, tuttavia, che compaiono cioè nella cavità dell’utero – spiega il prof. Unfer – anche se di dimensioni ridotte, sono in grado di bloccare il viaggio degli spermatozoi e rendere difficile l’impianto dell’embrione. Possono, quindi, ridurre le probabilità che si avvii la gravidanza o provocarne l’interruzione. Meno gravi – aggiunge – sono, i fibromi ‘sottosierosi’, esterni alla cavità uterina, e gli ‘intramurali’, collocati nello spessore della parete uterina, che possono rappresentare una complicazione solo se di grandi dimensioni (8-10 cm) o se posizionati male, come quando spingono sulla vescica o sporgono nell’endometrio”.

Ma come si sviluppa un fibroma? “All’origine – risponde Vittorio Unfer – ci sono diversi fattori, tra cui la familiarità e l’azione di alcuni ormoni, in particolare gli estrogeni. La fibromiatosi uterina spesso è asintomatica – ricorda il ginecologo – e si scopre in occasione di una visita di controllo ma in alcuni casi ci si accorge della loro presenza perché possono provocare emorragie al di fuori del ciclo, senso di pesantezza nella parte bassa dell’addome, incontinenza urinaria (se il fibroma preme sulla vescica), dolori intestinali e dolore nei rapporti sessuali”.

Quando dunque è necessario trattare i fibromi uterini? “L’opportunità del trattamento viene decisa in base all’età della donna oltre che al numero, alla localizzazione e alla grandezza dei fibromi – conclude Vittorio Unfer – ma oggi abbiamo un’arma in più: quella del composti naturali che stanno offrendo ottimi risultati”.

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