Trieste, 27 novembre 2019 – Anche quest’anno l’IRCCS Materno Infantile “Burlo Garofolo” ha riproposto l’appuntamento scientifico sui temi dell’infertilità di coppia. L’evento dal titolo “Utero e (in)fertilità” si è tenuto a Trieste nelle giornate del 25 e 26 novembre. Vi hanno preso parte molti esperti nazionali e internazionali.
Il tema principale del congresso ha riguardato le problematiche uterine che possono compromettere la fertilità della donna e ciò che offre la scienza per superarle.
In passato gli interventi per i tumori dell’utero, e a volte anche per patologie meno gravi, quali i fibromi, endometriosi, comportavano l’impossibilità ad avere successive gravidanze.
Nel congresso si è discusso come in molti casi sia possibile eseguire interventi che salvaguardano la fertilità, soprattutto con la laparoscopia, e come sia possibile correggere chirurgicamente gli uteri con malformazioni con interventi isteroscopici non invasivi. L’IRCCS “Burlo Garofolo” da molti anni concentra importanti sforzi per garantire e sviluppare questi trattamenti che sfruttano i vantaggi delle tecniche endoscopiche per dare il minor trauma possibile alle donne e nello stesso tempo ottenere risultati ottimali.
Sono state, inoltre, presentate le nuove frontiere della medicina per quelle donne che non hanno più l’utero. Si è parlato del trapianto di utero che si sta attivando anche in Italia nel centro di Catania, diretto dal prof. Scollo. Attualmente vi sono 36 pazienti in attesa della procedura.
È stato presentato dal prof. Bulletti il progetto dell’utero artificiale, anche se ancora in una fase molto sperimentale. Ideato negli anni ‘80 nell’Università di Bologna, è stato recentemente riproposto. Gli studi sull’animale sono molto incoraggianti, ma necessitano di ulteriori sviluppi.
Una sessione è stata dedicata a un problema che affligge molte donne, ovvero i ripetuti fallimenti della fecondazione assistita. Con il contributo di molti esperti sono state illustrate tutte le possibilità oggi disponibili per definire le cause e superare questa condizione, compresa la diagnosi preimpianto. Il prof. Peterlin dell’Università di Lubiana ha illustrato i più recenti avanzamenti di questa tecnica, che si è giovata dei notevoli progressi che la genetica ha fatto negli ultimi decenni.
Da alcuni anni si è posta l’attenzione sulle cause infettive potenzialmente responsabili dell’insuccesso dei trattamenti per l’infertilità, con riferimento particolare al microbioma, ovvero l’insieme dei batteri che popolano i vari distretti dell’organismo. Tematica quest’ultima che nell’Irccs “Burlo Garofolo”, da anni, è oggetto di molti studi avanzati. Nell’incontro si è discusso su come diagnosticare e trattare queste alterazioni, per migliorare le percentuali di successo della fecondazione assistita.
Nella seconda giornata sono state presentate altre tecniche decisamente avveniristiche, destinate nei prossimi anni probabilmente a sconvolgere in positivo il trattamento dei casi più difficili di infertilità.
Il prof. Pellicer, dell’Istituto scientifico IVI di Valencia, ha proposto una delle procedure più innovative e particolari per aiutare le donne che non hanno più ovuli disponibili nelle ovaie: il cosiddetto “ringiovanimento ovarico”. Tale tecnica, impiegata ancora solo in poche decine di casi, ha già portato ad avere gravidanze in donne considerate ormai non più fertili.
Sono state illustrate, inoltre, alcune ricerche che sono in corso di svolgimento nell’IRCCS “Burlo Garofolo” anche in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita, per valutare le possibilità di arrivare al cosiddetto “ovaio artificiale” e valutare l’utilizzo di tecnologie particolari, quali il laser, nel trattamento dell’infertilità.
Esperti, rappresentanti dei principali centri italiani, hanno presentato le principali novità nel settore delle procedure di fecondazione assistita.
Una lettura speciale è stata dedicata al tema del declino della fertilità maschile, argomento estremamente controverso nel mondo scientifico e non. Il prof. Garrido di Valencia ha spiegato come negli ultimi decenni si sia registrato una costante, significativa diminuzione del numero medio di spermatozoi nei soggetti che si rivolgono ai centri di fecondazione assistita. Le cause ancora non ben definite sono da riportare probabilmente in buona parte all’esposizione a fattori ambientali, alimentari, e a non corretti stili di vita che influiscono negativamente sulla produzione e sulla qualità degli spermatozoi.
L’obiettivo del congresso era quello di offrire a medici specialisti e anche ad altri operatori sanitari, un aggiornamento su ciò che attualmente è possibile fare per favorire la conservazione della fertilità e per trattare i casi in cui questa è compromessa, con uno sguardo alle possibilità future e futuribili. Ciò al fine di garantire sempre di più standard di cura sicuri, efficaci e basati sulle prove scientifiche.
Alla struttura di Procreazione Medicalmente Assistita dell’IRCCS “Burlo Garofolo” ogni anno si rivolgono circa 750 coppie che hanno difficoltà a concepire, provenienti da tutta la regione e anche da altre regioni. Circa il 70% di queste è avviata al percorso della fecondazione assistita di primo o secondo livello, che prevede, secondo la normativa regionale, rispettivamente fino a quattro e tre tentativi totali. Vengono eseguite oltre 200 inseminazioni intra-uterine, circa 450 procedure di fecondazione in vitro omologa e circa 120 procedure di fecondazione assistita eterologa, con tassi di successo assolutamente in linea con le percentuali medie nazionali.