Roma, 8 dicembre 2020 – “I farmaci antipiretici e antinfiammatori sono la prima arma da utilizzare in ambito pediatrico. Ci sono state polemiche in passato, sui giornali, relative all’utilizzo dell’ibuprofene e sul rischio di sviluppare l’infezione da Covid. Bisogna stare attenti alle fake news, bisogna seguire le indicazioni della letteratura scientifica più accreditata”. Parte da qui Gian Luigi Marseglia, direttore della Clinica Pediatrica e della scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università degli studi di Pavia, in apertura al suo intervento sull’utilizzo di antipiretici e antinfiammatori per trattare la febbre in epoca Covid-19. Uno dei panel della tre giorni del XXXII Congresso nazionale della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps).
La febbre nel bambino se c’è va controllata “in primis per ridurne l’intensità”, poi “per il discomfort: dolore muscolare, di testa, dolori osteo-articolari e tutto un corollario di sintomi che fanno stare male. perché sono proprio quei sintomi a influire negativamente sui suoi aspetti relazionali”. Inoltre, puntualizza, “clinicamente con la sola febbre noi pediatri non possiamo fare una diagnosi. È importante ricordare che si tratta di un segno assolutamente aspecifico, l’influenza va sempre contestualizzata nel quadro clinico del bambino”.
Marseglia precisa che “siamo nei mesi in cui i pediatri vivono maggiormente la patologia del bambino, che- continua il professore- tipicamente si ammala di altre infezioni respiratorie: il rinovirus, il virus respiratorio sinciziale, i virus dell’influenza e i parainfluenzali”. In un certo senso, “il lavoro del pediatra si complica”.
Ai colleghi l’esperto fornisce dunque una breve guida pratica, partendo dal presupposto che “a livello mondiale sono due i farmaci, anche ratificati, come gli unici due farmaci utilizzabili a livello pediatrico- spiega- l’ibuprofene e il paracetamolo”. I due “hanno uno spettro molto simile di attività, agiscono entrambi sulla temperatura corporea, e in parte sul dolore”.
L’unica reale differenza, spiega lo specialista, è che “l’ibuprofene ha un maggior effetto sul dolore rispetto al paracetamolo, e agisce dunque anche sul discomfort”. Due farmaci “assolutamente sicuri”, con l’unica accortezza “dell’attenzione al dosaggio con il paracetamolo e della non somministrazione dell’ibuprofene in caso di varicella o diarrea e disidratazione”, aggiunge. Il consiglio per il paracetamolo è di “prescriverlo attentamente ai genitori, assicurandosi che si stato compreso il dosaggio corretto, onde evitare problemi a livello epatico nel bambino”.
Lo stesso vale per il Covid, per contraddire ancora le notizie false in circolazione, Marseglia ricorda che “anche quando il bambino dovesse avere il Covid gli verrà somministrata la medesima terapia. Nei più piccoli è molto limitata la scelta, a meno che non si abbia un caso con qualche complicanza che necessiti di trattamenti più aggressivi”.
Nel merito della pandemia, spiega infine Marseglia, “bisogna sottolineare che queste limitazioni, questi mini lockdown, sicuramente comportano la riduzione del Covid-19 ma producono anche la riduzione degli altri virus. Nei pronto soccorsi noi adesso ne vediamo molti pochi. Se i bambini a scuola non si aggregano, non vanno all’asilo nido, non vanno a giocare e non vanno in palestra – conclude – non si ammalano di tutte le infezioni respiratorie. Vale anche per le altre patologie”.