Roma, 3 luglio 2020 – Nel momento più delicato dell’emergenza sanitaria da Covid-19 le cure e i farmaci sono arrivati direttamente a casa dei pazienti oncologici, immunodepressi e con malattia rara. È sulla base di questi obiettivi che è nata infatti “La forza dei più fragili”, la campagna di crowdfunding promossa dall’IFO e sostenuta dall’agenzia di stampa Dire per una presa in carico totale del paziente e in piena sicurezza, garantendo una assistenza di qualità anche a distanza. La Dire ha approfondito con Antonia La Malfa, direttrice della farmacia dell’IFO, come si svolge il servizio di consegna dei farmaci oncologici a domicilio, molto apprezzato dai cittadini e che ha tanto arricchito i farmacisti sotto il profilo emotivo.
All’interno della campagna di crowdfunding è presente il servizio di farmaci a domicilio, essenziale nelle fasi più critiche della pandemia ma importante anche oggi che il virus ha frenato la sua corsa. Come è strutturato e quali sono i vantaggi per il paziente?
“Nel momento in cui il Covid ha assunto la dimensione della pandemia abbiamo riflettuto internamente su come aiutare i nostri pazienti più fragili e immunodepressi. Molti di loro utilizzano terapie orali e vengono nella nostra farmacia mensilmente, per cui abbiamo pensato questa volta di andare noi da loro. Per fare ciò era necessario comunque che il medico individuasse la tipologia del paziente che poteva utilizzare il farmaco e seguire la terapia senza che lo specialista lo avesse visto. Una volta ricevute le prescrizioni del medico per il proseguo della terapia, ci siamo attivati e abbiamo confezionato dei pacchetti, per i vari pazienti in attesa di terapia, all’interno dei quali erano contenuti sia il farmaco che le istruzioni d’uso. Abbiamo anche acquistato un programma informatico che traccia i percorsi stradali più rapidi per risparmiare il tempo durante le consegne. Non abbiamo optato per un servizio esterno tramite corriere, bensì sono stati i nostri stessi farmacisti a effettuare le consegne vista la particolarità del farmaco. Un progetto faticoso ma molto arricchente in termini di esperienza personale. Abbiamo ricevuto apprezzamenti e bigliettini di ringraziamento perché il paziente si è sentito veramente al centro. Fino ad oggi abbiamo consegnato oltre 400 terapie e continueremo a farlo nonostante stia crescendo la necessità sia del medico che del paziente di incontrarsi fisicamente”.
In che modo si è sviluppato il servizio di telemedicina durante il periodo del lockdown e come sta continuando per i follow up?
“Prima è partito con un teleconsulto. In più il medico si è avvalso di una mail dedicata cui i pazienti potevano inoltrare i referti delle analisi ematiche. Uno step fondamentale per poter proseguire la terapia, perché 48 ore prima della somministrazione dei farmaci il medico deve controllare i valori delle analisi. Quindi anche noi come farmacia ospedaliera abbiamo avuto solo due giorni per organizzarci con tutte le consegne, di volta in volta”.
Insomma, un primo bilancio molto positivo. Questa modalità di erogazione delle cure potrà proseguire, secondo lei, oltre l’emergenza Coronavirus, almeno in casi selezionati?
“A mio avviso sì. A volte succede che alcuni pazienti non possano recarsi in ospedale e inviano allora i parenti. In questo caso allora è meglio che la consegna venga effettuata da noi farmacisti a domicilio. L’importante è che la farmacia sappia due giorni prima a chi consegnare il farmaco e secondo quale tempistica. Il paziente, come dicevo, è sempre al centro del nostro lavoro per cui se ritiene di ricevere a casa il farmaco non abbiamo alcun problema a recarci noi da lui”.
(fonte: Agenzia Dire)