Prof. Gianluca Gini: “L’uso di Facebook può diventare ‘problematico’, divenendo pervasivo nella vita quotidiana dell’utente e portando a conseguenze negative per il benessere psicosociale degli utenti in termini di scarsa concentrazione e conflitti interpersonali”
Padova, 20 febbraio 2018 – Adolescenti e adulti più o meno giovani sono assidui utilizzatori dei social network, primo tra tutti Facebook. L’uso problematico di Facebook è caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per quanto succede online e da un uso ‘compulsivo’ del social network che creano difficoltà nelle relazioni sociali quotidiane ma anche nella vita scolastica e lavorativa. Gli utenti problematici, infatti, sembrano avere bassi livelli di benessere psicologico e fare un uso in generale più problematico di Internet.
Questo è quanto emerso da due recenti meta-analisi pubblicate su due prestigiose riviste, il Journal of Affective Disorders e Computers in Human Behavior, da Claudia Marino, Gianluca Gini e Alessio Vieno, del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova, in collaborazione con Marcantonio Spada della London South Bank University.
“Sappiamo che l’uso dei social network, e Facebook ne è l’esempio principale, ha un ruolo significativo nella vita soprattutto degli adolescenti e dei giovani adulti – spiega il prof. Gini – Mediante i social network gli utenti soddisfano bisogni importanti, quali la costruzione della propria identità sociale e il bisogno di appartenenza a una comunità. Tuttavia, in alcuni casi l’uso di Facebook può diventare ‘problematico’. Anche se nella letteratura scientifica non è ancora riconosciuto come vera ‘dipendenza’, l’uso di Facebook può diventare ‘problematico’, divenendo pervasivo nella vita quotidiana dell’utente e portando a conseguenze negative per il benessere psicosociale degli utenti in termini, per esempio, di scarsa concentrazione e conflitti interpersonali”.
“Sono state recentemente pubblicate le prime due meta-analisi sull’argomento – dice la dott.ssa Claudia Marino – in cui abbiamo analizzato i risultati di numerosi studi che hanno coinvolto oltre 27.000 utenti di Facebook residenti in Europa, Nord America e Asia. Gli studi evidenziano che gli utenti che utilizzano Facebook in maniera più problematica sono più a rischio di riportare segnali di distress psicologico, quali maggiori livelli di ansia e depressione. Inoltre, gli stessi mostrano livelli più bassi di soddisfazione per la propria vita. L’uso problematico di Facebook sembra essere leggermente più frequente tra le ragazze, ed è risultato associato alla dipendenza da Internet in generale e ad una maggiore quantità di tempo spesa online”.
Oltre a comprendere meglio i meccanismi sottostanti l’uso problematico di Facebook e gli altri fattori psicologici e sociali che possono influenzare un uso non positivo dei social network, le frontiere della nuova ricerca sono quelle di analizzare quali sono le specifiche attività svolte sui social network che possono indicare un uso più problematico e di verificare la possibile coesistenza di diversi problemi legati all’uso non positivo delle nuove tecnologie, come ad esempio l’uso problematico dello smartphone, la dipendenza da videogiochi o il cyberbullismo.
Poiché l’uso di Facebook e di altri social network occupa la vita quotidiana della quasi totalità delle persone, fin dalla prima adolescenza, i risultati di questi due studi suggeriscono la necessità, da un lato, di porre maggiore attenzione al riconoscimento dei primi segnali di un uso potenzialmente problematico e, dall’altro, di educare i ragazzi in modo tempestivo ed efficace ad un uso positivo e responsabile di Internet.
Scuole e Istituzioni possono trovare un sostegno in questo lavoro presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università di Padova, che da diversi anni propone formazione agli adulti e progetti nelle scuole sui temi dell’uso positivo delle nuove tecnologie e della prevenzione del cyberbullismo.