Desidero riflettere sul complesso tema del “dongiovannismo”, provando a delinearne alcuni tratti.
Don Giovanni, personaggio leggendario della letteratura e interprete dell’immaturità affettiva, è divenuto nel tempo il simbolo della libertà sessuale, dell’infedeltà coniugale e dell’amore che, alla profondità del rapporto, preferisce l’intensità del momento. Per la psicologia dinamica, Don Giovanni è l’espressione di un’ipersessualità, figura che insegue continui successi erotici pur di contrastare sentimenti d’inferiorità.
Egli non nutre realmente interesse per le donne, ma le utilizza per soddisfare un proprio bisogno di tipo narcisistico. Don Giovanni non s’innamorerebbe mai, seducendo e abbandonando di continuo le proprie amanti, appaga il suo piacere di ingannare e di umiliare. È l’atleta dell’alcova, vittima della sua stessa ossessione di sedurre, insicuro e spaventato dalla donna.
Dietro la sua persona si nasconde, spesso in modo comico, un individuo insicuro, che cerca disperatamente la propria identità, attraverso conferme continue, basate sul successo e sulla conquista.
Si assiste, in molti casi, a una “bulimia erotica”, fondata sulla superficialità dei rapporti, che conduce all’aridità sentimentale e alla solitudine. La reiterazione del gesto servirà soprattutto a verificare il proprio potere e a confermare la propria esistenza.
Si aggiunga, a completamento del quadro, che esistono donne che prediligono uomini del genere, convinte, a causa di proprie patologie, ragioni o interessi, d’essere capaci di condurlo all’innamoramento e alla “redenzione”.
Le relazioni che ne discendono saranno cariche di trappole, di dissimulazioni e di sofferenze.