L’ernia inguinale è una delle patologie più diffuse che necessitano di intervento chirurgico. Consiste nella fuoriuscita, attraverso un forame precostituito della parete addominale o acquisito, in questo caso si parla di laparocele, di un sacco normalmente contenente anse intestinali.
Logicamente è una patologia non grave se trattata in tempo, ma può esserlo se il paziente viene operato quando sono già comparse le complicanze. Possiamo infatti vedere casi in cui l’ernia si strozza e va trattata in urgenza.
Cosa significa ernia strozzata? Significa che le anse intestinali rimangono ‘strozzate’ nella porta erniaria con mancanza di flusso e quindi la possibilità che ci sia la necrosi del tratto intestinale interessato e la necessità addirittura di dover resecare parte dell’intestino. Pensiamo poi se questo succede in un paziente anziano che assume terapia anticoagulante.
Per contro il problema può colpire pazienti sportivi ed anche molto giovani e addirittura atleti di livello agonistico altissimo, con un danno oltre che per l’atleta quale paziente, anche da un punto di vista professionale.
Doversi fermare dalla corsa o dal gioco del calcio è già doloroso e pesante per l’atleta, diciamo così amatore, ma immaginiamo per un calciatore di serie A, o un maratoneta che sta preparando una prestazione olimpica.
Per tal motivo oggi abbiamo una serie di ‘device’ ovvero di protesi, retine in gergo, di materiale diverso, che di volta in volta utilizziamo in maniera mirata, così da confezionare un vestito su misura per il nostro paziente, si parla di Tailor Surgery.
Così anche il regime di trattamento da pazienti che operiamo la mattina e vengono dimessi in giornata (la maggior parte) a quelli che necessitano di una o due notti di degenza (Day o Week Surgery).
Immaginiamo le differenze tra l’ernia in un ragazzo di 16 anni che gioca quale professionista a pallone e un paziente di 85 anni, cardiopatico che assume farmaci anticoagulanti. Tra questi due estremi ci sono tutta una varietà di pazienti ma spesso incontriamo sportivi di 50-60 anni che, giustamente non rinunciano alla loro attività sportiva ed anzi vogliono riprendere al più presto possibile.
Per tal motivo, nell’operare un paziente dobbiamo rispondere a due esigenze fondamentali:
- trattare l’ernia in modo sicuro senza che ci sia una recidiva;
- assicurare quanto più possibile l’assenza di dolore, intendo non quello post operatorio, ma quello cronico invalidante, con la più rapida ripresa possibile dell’attività normale e sportiva.
Tra i miei pazienti ho tutti questi casi descritti e ho avuto la soddisfazione di vedere un 65 enne partecipare ad una mezza maratona dopo 25 giorni dall’intervento, un 50enne partecipare ad una gara podistica dopo 10 giorni, un calciatore di serie A riprendere gli allenamenti dopo 20 giorni, un 45enne riprendere la bicicletta dopo una settimana.
Sempre più vediamo sportivi non più giovanissimi, ma che, ripeto, giustamente vogliono continuare la loro attività. D’altronde la maggior durata e qualità della vita dipende anche da come in questi anni si faccia sempre più sport a tutte le età.
Oggi si parla appunto di ernia dello sportivo perché si configura una vera e propria sindrome dolorosa inguinale che non necessariamente dipende da un ernia. Per questo motivo chi si occupa di tale patologia deve necessariamente avere una visione multidisciplinare del problema.
Oggi disponiamo di protesi autoaggacciantesi che ci permettono di non utilizzare punti di fissaggio, rendendo l’intervento ancora più veloce e sicuro, sia per la ‘tenuta’ che per la possibilità di farlo in Day Surgery con una ripresa veloce della propria attività normale e sportiva. In alcuni casi usiamo colle biologiche che hanno anche un valore emostatico, quindi nei pazienti che prendono per esempio l’aspirina diminuiscono le complicanze emorragiche.
Sia nel Policlinico Universitario dove sono responsabile dell’Ambulatorio di Chirurgia dell’Ernia e della Parete addominale, che nella Clinica dove sono responsabile del Centro di Chirurgia dell’Ernia, diamo una risposta ottimale a tutti i nostri pazienti.