Era solo una donna…

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Nicoletta Cocco

“Vanessa è stata uccisa da un uomo, Francesco, che ha detto di averlo fatto per gelosia e sotto effetto di cocaina. Per gelosia, ha detto, come dicono in tanti. Ma la gelosia non è la causa. La causa è il modo di stare al mondo di questi uomini. Considerano la donna un territorio da possedere, da occupare, e infine, da bonificare. Nessuno di questi tre verbi ha a che fare con l’amore”, così scrive Roberto Saviano.

Femminicidio, un termine usato e abusato, nato per indicare gli omicidi delle donne, ovvero gli omicidi basati sul genere, e che oggi serve a indicare anche le violenze perpetrate dagli uomini ai danni delle donne in quanto tali, ecco perché si parla di violenza di genere. Ne sono un tristissimo esempio gli aborti forzati e gli infanticidi selettivi femminili, praticati in quei paesi in cui la nascita di femmine è considerata una sventura, come la Cina o l’India, dove sono scomparse 55 milioni di bambine. In questi casi anche i mezzi moderni di diagnosi prenatale sono messi al servizio di antiche aberrazioni a conferma che il progresso scientifico non garantisce di per sé il progresso dell’uomo.

La violenza di genere sulle donne è ritenuta una violazione dei diritti umani. La “Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne” (anno 1993, art. 1) la descrive come: Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subìto abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E nella maggior parte dei casi si tratta di mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali e a tutti i ceti economici.

Nessuno sembra avere la minima idea di cosa scateni la follia omicida, tuttavia difficilmente l’odio che si consuma contro le donne è causato da un raptus, da una perdita di controllo improvvisa, difficilmente non lancia segnali si preallarme.

Troppo spesso, infatti, si tratta di delitti annunciati, preceduti da anni di maltrattamenti sessuali, psicologici, fisici, economici.

Il femminicidio è un radicale annientamento dell’altro! Queste donne subiscono, spesso in silenzio per una vergogna innominabile, una violenza che si declina in molti modi, e non trovano il modo di reagirvi, specie se ci sono figli di mezzo, restando a lungo prigioniere in questa oscillazione sentimentale.

E i figli? La famiglia è il primo mondo che i bambini conoscono, quindi il modo in cui i genitori gestiscono la loro relazione e la famiglia stessa sono un modello che difficilmente verrà dimenticato.

Laddove la figura paterna è confusa ed evanescente, il ruolo della madre nello sviluppo del futuro adulto è fondamentale. La mamma deve essere in grado di educare all’amore il proprio figlio, cominciando lei stessa ad amarlo incondizionatamente e ad accettarlo coi suoi pregi e difetti: un bambino non amato e non accettato, infatti, inevitabilmente porterà con sé profonde ferite per cui la sofferenza cacciata dalla porta, rientra poi dalla finestra, attraverso il modo di rapportarsi agli altri.

Il dott. Pierluigi Vergineo, nel suo articolo sul femminicidio, ricorda che “Flaubert parlava di educazione sentimentale per sottolineare l’importanza del controllo delle emozioni, delle passioni che possono spingerci al thanatos, all’autodistruzione”.

Anche la società deve fare la sua parte costruendo strategie efficaci per la lotta a questo genere di violenza: basta con la mercificazione del corpo femminile!

Personalmente, non acquisto prodotti che siano stati sponsorizzati attraverso l’uso improprio del corpo della donna.

E proprio alle donne rivolgo un appello: denunciate, denunciate, denunciate! Non vivete in una condizione di passiva accettazione, se c’è violenza non può esserci amore!

Quando le offese e le umiliazioni sono continue, quando l’atmosfera è tossica e si crea quindi un’infelicità senza nome, una perdita di vitalità, non aggrappatevi a mere illusioni e autoconvinzioni che possano in qualche modo giustificare la violenza.

Nicoletta Cocco

Direttore responsabile insalutenews.it

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