Roma, 27 febbraio 2024 – Quasi cinque persone su diecimila nella popolazione generale sono affette da Epilessie associate a malattie rare. Si tratta di Epilessie la cui gestione è complessa: la prognosi, il controllo delle crisi e lo sviluppo neuropsichico possono essere gravemente compromessi. Si tratta di un gruppo eterogeneo di condizioni neurologiche, il cui esordio è spesso precoce: i sintomi più frequenti sono una Epilessia con crisi epilettiche farmaco-resistenti, disturbi del movimento, disabilità intellettiva, disturbo del comportamento, nonché dello spettro autistico.
In generale, circa il 40% delle Epilessie rare oggi ha una diagnosi genetica, ma ancora oggi una quota elevata può rimanere senza una diagnosi eziologica. Se l’esordio avviene in età pediatrica, nei primi 6 mesi di vita in particolare, è possibile identificare una variante genetica fino al 60% dei casi.
“Nonostante i progressi degli strumenti diagnostici – spiega Laura Tassi, Presidente LICE, neurologo presso la Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson del Niguarda, Milano – l’eziologia sottostante può rimanere sconosciuta in una parte significativa di soggetti portatori di sindromi specifiche. Le cause delle Epilessie rare possono anche non essere genetiche ma strutturali, tossico-metaboliche, infettive o disimmmuni. Esistono diverse categorie di Epilessie e sindromi epilettiche, distinguibili in base alle caratteristiche cliniche, all’elettroencefalogramma, all’eziologia e alle comorbidità. Tra queste, le più rare e complesse sono le encefalopatie epilettiche e dello sviluppo che rappresentano l’estremità più grave dello spettro”.
L’Epilessia, quindi, non è “una singola malattia”, meglio parlare di “Epilessie”: con un’attenta osservazione e descrizione delle manifestazioni cliniche, combinata ad un utilizzo ottimale degli strumenti diagnostici quali video-elettroencefalografia, neuro-diagnostica avanzata, analisi metaboliche e indagini genetiche, è possibile diagnosticare un numero crescente di Epilessie e sindromi epilettiche.
Le Epilessie rare, per la complessità della gestione, richiedono un approccio personalizzato sul singolo paziente e un team multidisciplinare che si occupi di tutti aspetti diagnostici e terapeutici.
“Nei casi di Epilessie rare e complesse, come quelle resistenti al trattamento farmacologico – precisa Nicola Specchio, Responsabile del Gruppo di Studio in Malattie Rare di LICE e Direttore Unità Operativa di Neurologia dell’Epilessia e Disturbi del movimento, Ospedale Bambino Gesù, Roma – l’approccio deve essere necessariamente personalizzato e multidisciplinare, con il coinvolgimento oltre al neurologo ed all’epilettologo, anche di altri specialisti come lo psicologo, il logopedista, il neuroradiologo, il fisiatra e altre figure professionali che più recentemente fanno parte del nostro team come gli ingegneri biomedici. L’obiettivo è quello di gestire non solo le crisi epilettiche, ma anche i disturbi del neurosviluppo associati e, di conseguenza, migliorare la gestione del paziente e della famiglia ed offrire una migliore qualità di vita”.
L’esordio delle Epilessie rare avviene prevalentemente in età pediatrica e prescolare e, con il raggiungimento dell’età adulta, si può osservare una evoluzione dei sintomi, per esempio le crisi possono ridursi in numero o in intensità e i disturbi neurologici e psichiatrici associati possono invece diventare prevalenti sul quadro clinico.
“Per questi motivi – sottolinea Angela La Neve, Responsabile del Gruppo di Studio in Malattie Rare di LICE e Responsabile del Centro per la diagnosi e cura delle Epilessie, UOC di Neurofisiopatologia, Policlinico di Bari – è fondamentale una transizione efficace nel passaggio dal bambino all’adulto. Per rispondere al meglio ai bisogni delle persone con Epilessia e dei loro familiari, infatti, è molto importante una strettissima collaborazione fra il neuropsichiatra infantile e il neurologo. Inoltre, le Epilessie rare non sono caratterizzate esclusivamente dalla presenza di crisi epilettiche, ma da sintomi di un quadro molto più complesso, che comprende un ritardo cognitivo, disturbi psichiatrici, neurologici, disturbo della deambulazione e che coinvolgono altri organi (cuore, polmoni reni, sistema scheletrici): tale complesso quadro clinico richiederebbe la collaborazione di molteplici figure professionali. È necessario, pertanto, un impegno globale affinchè si stabiliscano dei percorsi predefiniti per rispondere alle richieste e ai bisogni, ancora attualmente insoddisfatti delle persone portatrici di Epilessie rare e complesse”.
Il percorso di diagnosi e cura delle Epilessie rare è studiato, quindi, per identificare le cause delle Epilessie e, sulla base di queste, per definirne il trattamento più adeguato: dai regimi dietetici come la dieta chetogenica, ai farmaci innovativi con l’indicazione specifica per alcune Epilessie rare, fino alla chirurgia.
Le Epilessie rare sono frequentemente resistenti alle terapie anticrisi: si definiscono Epilessie farmacoresistenti, ovvero condizioni in cui il soggetto continua ad avere crisi pur avendo provato almeno due farmaci specifici per quel tipo di Epilessia, che siano stati ben tollerati, e somministrati alla massima dose possibile e per un adeguato periodo di tempo, in monoterapia o in associazione con altri farmaci. La farmacoresistenza è una condizione che non è comunque né definitiva né irreversibile.
“La nostra principale raccomandazione come LICE alle Persone con Epilessia il cui trattamento risulti difficoltoso – conclude Oriano Mecarelli, Past President LICE – è di rivolgersi SEMPRE ai centri specializzati per una corretta valutazione clinica. La diagnosi delle Epilessie nelle forme rare e complesse è spesso tardiva, proprio a causa della eterogeneità e differente eziologia. Una diagnosi precoce è fondamentale per la scelta dei trattamenti più appropriati sia farmacologici o chirurgici. Non sempre, infatti, esistono opzioni terapeutiche e in generale quelle approvate per le Epilessie rare sono poche. Senza dimenticare che questo è solo un aspetto della malattia e anche nel caso di un controllo delle crisi, chi ne soffre presenta spesso altre comorbilità”.
Con oltre 50 milioni di persone colpite nel mondo, l’Epilessia è una delle malattie neurologiche più diffuse, per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’Epilessia come una malattia sociale. Si stima che nei Paesi industrializzati interessi circa 1 persona su 100: in Italia soffrono di Epilessia circa 600.000 persone, ben 6 milioni in Europa. Nei Paesi a reddito elevato, l’incidenza dell’Epilessia presenta due picchi, rispettivamente nel primo anno di vita e dopo i 75 anni.
Nel 2022 l’OMS ha ratificato il Piano d’Azione Globale Intersettoriale per l’Epilessia e gli altri Disturbi Neurologici 2022 – 2031 (Intersectorial Global Action Plan for Epilepsy and other Neurological Disorders, IGAP), il primo piano d’azione globale sulla gestione dell’epilessia, che detta fondamentali obiettivi per gli Stati Membri nei prossimi dieci anni.
Gli scopi principali dell’IGAP sono: ottenere l’assistenza sanitaria universale con la fornitura di medicinali essenziali e tecnologie di base necessarie per la loro gestione; l’aggiornamento delle politiche nazionali esistenti riguardo l’Epilessia e gli altri disturbi neurologici, con idonee campagne di sensibilizzazione e programmi di advocacy; la realizzazione di programmi intersettoriali destinati alla promozione della salute del cervello e alla prevenzione dei disturbi neurologici; lo sviluppo di un’idonea legislazione al fine di promuovere la lotta allo stigma e proteggere i diritti umani delle Persone con Epilessia.