I medici del Bambino Gesù fanno il punto sulle nuove strategie di cura in occasione della Giornata Nazionale di domenica 3 maggio
2 maggio 2015 – Sempre più innovative le tecniche che, nel trattamento neurochirurgico, permettono di individuare in modo preciso l’area cerebrale dalla quale hanno origine le crisi e quindi asportarla con maggiore sicurezza. In occasione della Giornata Nazionale sull’Epilessia che si terrà domenica 3 maggio (organizzata dalla Lega Italiana contro l’Epilessia e dalla Fondazione Epilessia LICE-ONLUS) i medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù fanno il punto sulle nuove strategie di cura che si stanno adottando.
“Questa Giornata Nazionale è un appuntamento importante – spiega il prof. Federico Vigevano, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Bambino Gesù – perché fa informazione su una malattia che riguarda l’1% dell’intera popolazione. Se consideriamo i bambini che hanno convulsioni febbrili la percentuale di pazienti che manifestano crisi convulsive arriva fino al 5 per cento della popolazione”.
L’epilessia è una condizione neurologica caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni critiche, di tipo motorio o sensoriale, spesso con perdita della coscienza, dette “crisi epilettiche”. Di solito è trattata mediante l’assunzione di farmaci, ma nei casi di farmaco-resistenza si può procedere anche con un intervento neurochirurgico. Parte integrante della malattia sono le ripercussioni sul piano sociale, psicologico e cognitivo che le crisi possono avere.
Presso l’Ospedale della Santa Sede, da metà dello scorso anno è stata perfezionata la tecnica del Wada Test in ambito pediatrico, che durante l’iter pre-chirurgico consente l’identificazione precisa delle aree cerebrali coinvolte nel linguaggio e nel movimento. Una capacità di indagine che agevola la successiva rimozione di lesioni cerebrali responsabili delle crisi epilettiche e l’asportazione di tumori cerebrali. Nei pazienti dagli undici anni in su viene adottata esclusivamente presso l’ospedale romano e, rispetto a prima, consente di ridurre al minimo il margine d’errore in fase di intervento.
È stata migliorata anche la Stereo EEG (Stereoelettroencefalografia), tecnica che permette il monitoraggio dell’attività elettrica cerebrale nei pazienti affetti da crisi epilettiche. Sperimentata nel 2009 su circa 2/3 pazienti l’anno, adesso la Stereo EEG viene effettuata, in media, su 1 paziente al mese. Nel 2014 è stata utilizzata per la prima volta su un piccolo paziente al di sotto dei 20 mesi di età.
“All’interno del cervello del bambino – spiega il prof. Federico Vigevano – vengono inseriti degli elettrodi grandi come un ago in modo da esplorare con precisione millimetrica la zona del cervello da cui partono le crisi epilettiche. Una metodica che coinvolge neurologi, neurochirurghi, radiologi, e psicologi. La Stereo-EEG consente di registrare le crisi epilettiche abituali del paziente direttamente dalle strutture cerebrali coinvolte e di valutare l’attività elettrica cerebrale anche per diversi giorni consecutivi. Inoltre, è possibile inviare impulsi elettrici direttamente nel cervello per studiarne le funzioni”.
fonte: ufficio stampa