L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù aderisce alla Giornata Mondiale dell’8 febbraio. A San Paolo consulti specialistici gratuiti e workshop con gli operatori delle scuole per insegnare a gestire le crisi nelle aule
Roma, 5 febbraio 2016 – Sono i bambini i più colpiti dall’epilessia. Nei due terzi dei casi, infatti, la malattia si manifesta prima della pubertà. Il 30% di tutte le epilessie è resistente ai farmaci: di queste solo il 10-15% può essere trattata con la chirurgia. In questo caso, prima si interviene più alta è la possibilità di guarigione. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù aderisce alla giornata mondiale dell’8 febbraio con iniziative di informazione e sensibilizzazione.
Open Day e workshop nella sede di San Paolo
Rispondendo all’appello della LICE (Lega Italiana Contro l’Epilessia), lunedì 8 febbraio 2016, preso la sede di San Paolo (viale di San Paolo, 15 – Roma) l’Ospedale promuove l’Open Day dell’epilessia: dalle 9.00 alle 16.00 un team di neurologi del dipartimento di Neuroscienze sarà a disposizione per consulti specialistici gratuiti. Si può accedere senza prenotazione e senza impegnativa.
Alle 10.30 e alle 15.00 appuntamento con i workshop pratici, rivolti principalmente agli insegnanti e agli operatori scolastici, sulla gestione delle crisi degli studenti affetti da epilessia: quali sono le manovre utili, come somministrare la terapia farmacologica d’urgenza, cosa non fare o cosa è addirittura dannoso. I due appuntamenti, a cura del gruppo infermieristico di Neuroscienze e Neuroriabilitazione del Bambino Gesù, saranno introdotti dal direttore del dipartimento, Federico Vigevano.
“Le persone affette da epilessia ancora oggi sono vittime di pregiudizi e limitazioni in vari ambiti della loro esistenza – sottolinea il prof. Vigevano – Esclusi i casi particolarmente complessi e invalidanti, ciascuno di loro può invece vivere una vita regolare nella società, a scuola, a lavoro, nel tempo libero. È per questo motivo che discriminazione ed emarginazione vanno combattute con ogni iniziativa di informazione, formazione e sensibilizzazione possibile”.
La chirurgia dell’epilessia: con l’intervento precoce alta possibilità di guarigione
L’epilessia è una malattia neurologica dovuta sia ad una predisposizione genetica, sia a lesioni cerebrali. Colpisce mediamente l’1% della popolazione. Si manifesta con crisi di vario tipo nei primi anni di vita (entro i 12 anni nel 70% dei casi) con conseguenze negative sullo sviluppo psicomotorio e ricadute sul piano sociale. Un terzo dei pazienti resiste al trattamento con i farmaci e di questi il 10-15% riporta una lesione cerebrale operabile. La chirurgia dell’epilessia è indicata, infatti, solo quando l’area epilettogena (zona del cervello responsabile delle crisi) è circoscritta e la sua asportazione non causa deficit neurologici.
Dal 2010 ad oggi, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono stati eseguiti più di 100 interventi chirurgici con una percentuale di successo pari al 70%. Vale a dire che 7 bambini su 10 sono guariti completamente. Quanto più l’intervento è precoce, tanto più alta è la possibilità che la malattia scompaia del tutto. “Accertata l’idoneità all’approccio chirurgico è necessario intervenire il prima possibile – spiega Nicola Specchio, responsabile di Neurochirurgia dell’Epilessia al Bambino Gesù – Infatti, minore è il tempo di esposizione alle crisi, minore è il rischio che il bambino riporti danni cerebrali poi trattabili con maggiori difficoltà”.
I bambini candidati alla neurochirurgia vengono sottoposti a un iter pre-operatorio per la definizione dell’area da asportare con l’ausilio di sofisticati e prolungati esami video-EEG (elettroencefalogramma). Al Bambino Gesù è stata perfezionata la tecnica del Wada Test in ambito pediatrico che consente di individuare con precisione le aree cerebrali coinvolte nel linguaggio e nel movimento. Questo test agevola la rimozione delle lesioni cerebrali riducendo al minimo il margine d’errore in fase di intervento.
Le alternative alla chirurgia: stimolatore del nervo vago e dieta chetogena
Nei casi farmacoresistenti e non operabili (ad esempio quando l’area epilettogena è troppo estesa) si può ricorrere all’impianto dello stimolatore del nervo vago, una specie di pace-maker che viene applicato sottocute nella zona dello sterno e collegato con un sottilissimo cavo al nervo vago all’altezza del collo. La stimolazione del nervo fa diminuire la tendenza ad avere crisi. La percentuale di successo è di circa il 30-40%.
Per ridurre le convulsioni che non possono essere controllate né con i farmaci né con la chirurgia, si è rivelata utile anche la dieta chetogena. Si tratta di un regime alimentare che comporta una iperproduzione di chetoni e si fonda sull’impiego di un’alta percentuale di grassi (fino all’80%), anziché di carboidrati e proteine, come fonte principale di energia. Nell’esperienza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, la somministrazione della dieta chetogena è risultata efficace nel 60% dei casi.
L’epilessia al Bambino Gesù
All’ospedale Pediatrico Bambino Gesù ogni anno vengono effettuati oltre 500 ricoveri per epilessia, pari a circa il 50% delle attività dell’unità Operativa Complessa di Neurologia. 2.300 le giornate di Day Hospital e 1.700 le visite ambulatoriali. I piccoli pazienti sottoposti a intervento chirurgico nel corso del 2015 sono stati 25. Al Bambino Gesù infine è possibile accedere a sperimentazioni cliniche con farmaci ancora non in commercio per diverse forme di epilessia.
fonte: ufficio stampa