Ferrara, 28 luglio 2023 – Il 28 luglio si celebra la Giornata Mondiale contro l’Epatite virale. Si tratta di una giornata di sensibilizzazione globale in cui associazioni di pazienti, organizzazioni di professionisti medici, il pubblico in generale e la società civile, in tutte le sue articolazioni, svolgono una funzione importante per celebrare i progressi ottenuti a tutt’oggi e per affrontare le sfide attuali e future.
L’Azienda Ospedaliero-Universitaria e l’Azienda ASL di Ferrara, in stretta relazione con la Regione Emilia-Romagna, sono da sempre impegnate nella lotta contro questa patologia.
L’Unità Operativa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, diretta dal dott. Marco Libanore, è impegnata quotidianamente nella gestione assistenziale, diagnostica, terapeutica e nelle indicazioni preventive dell’epatite virale acuta e cronica. Il Reparto Clinico è l’unico della provincia di Ferrara deputato ad accogliere le epatiti virali nelle loro forme acute.
Inoltre Malattie Infettive è Centro di Riferimento Regionale per il trattamento specialistico delle Epatiti virali croniche B , C e Delta ed è in grado di offrire le Terapie innovative basate sull’impiego di antivirali di ultima generazione ad elevata efficacia clinica : eradicazione dell’ infezione da HCV nel 99% dei casi.
La stessa Unità Operativa costituisce l’unico Centro provinciale autorizzato al trattamento antivirale dei casi di coinfezione HBV-HIV e HCV-HIV e partecipa, inoltre, insieme alla Gastroenterologia, alla presa in carico e gestione diagnostico terapeutica dei casi di epatite virale cronica C (HCV) rilevati dall’attività di screening provinciale, finalizzata a far emergere il sommerso ovvero persone che ignorano la loro condizione di malattia da HCV.
Il reparto ha anche aderito al Progetto Scientifico PITER, Piattaforma Italiana per la Terapia delle Epatiti Virali Croniche. Si tratta di uno studio clinico coordinato dall’Istituto Superiore Sanità con finalità di guida, indirizzo, progresso e innovazione nello approccio diagnostico terapeutico delle epatite virali croniche B, C e D.
“Dobbiamo sentirci tutti sensibilizzati al problema – mette inevidenza il dott. Libanore – in modo da far emergere le infezioni virali occulte comunitarie possibili. Dobbiamo contribuire, quindi, all’adozione delle buone pratiche, informandoci sui nuovi trattamenti disponibili e incoraggiamo gli altri a fare il test per l’epatite virale, per evitare che una diagnosi tardiva si traduca in una situazione ormai compromessa”.
Anche l’Unità Operativa di Gastroenterologia dell’ospedale di Cona – diretta dal dott. Alberto Merighi – si occupa del problema da oltre 30 anni; inizialmente per la cura di epatite B, poi dagli anni ‘90 (quando è stata biologicamente identificata.) anche per l’epatite C. “Il nostro impegno – dichiara il dott. Merighi – è sempre stato concentrato sul trattamento, cercando di seguire presso i nostri ambulatori tutti coloro che afferivano al nostro servizio di Epatologia e potessero giovarsi delle cure mediche”.
Fino alla fine degli anni ‘90 la terapia per l’epatite B e C era rappresentata esclusivamente dall’Interferone associato o meno ad antivirali con risultati modesti che comunque hanno permesso di guarire il 20% dei pazienti noti con HBV e circa il 50% dei soggetti affetti da HCV, anche se con importanti e numerosi effetti collaterali legati a questa terapia.
Gli anni ‘90 hanno rappresentato uno svolta decisiva nei confronti dell’infezione da HBV consentendo di arginare la malattia, sia con una riduzione del virus circolante, sia controllando l’evoluzione della malattia per un ampio numero di pazienti con infezione da HBV acquisita. Per l’HCV l’anno di svolta è stato il 2014 quando la ricerca farmacologica ha introdotto gli antivirali diretti “DAA” che hanno portato a guarigione il 97% dei pazienti affetti da epatite HCV.
“I buoni risultati terapeutici ottenuti – evidenzia la dott.ssa Loredana Simone, Responsabile degli ambulatori di epatologia e percorsi delle malattie epatiche croniche avanzate della Gastroenterologia – hanno portato a ritenere necessario uno screening di massa, che aiutasse non solo coloro che afferivano con varie modalità presso i nostri servizi, ma che consentisse una ricerca più attiva dell’infezione nella popolazione, per un’offerta di cura efficace e sicura, con l’obiettivo di impedire la progressione di malattia”.
“Come Gastroenterologia – prosegue il dott. Merighi – abbiamo offerto il nostro lavoro e le nostre specifiche competenze (specialista epatologo, ecografisti ed endoscopisti dedicati) estendendo ai pazienti dello screening provinciale dell’epatite C l’organizzazione adottata da sempre per i pazienti afferenti per le cure dell’epatite la nostra struttura. Nel percorso di screening della provincia di Ferrara il nostro contributo e lavoro inizia dopo che il paziente viene dichiarato positivo ai test di conferma dell’HCV e dopo aver effettuato il counselling presso il servizio di Malattie Infettive”.
“Sulla base di attente valutazioni laboratoristiche e strumentali si decide se eseguire una EGDs (anche questa presso il nostro servizio di Endoscopia Digestiva) e infine, se necessario, procedere con accertamenti di secondo livello (TC e RM) a seconda degli scenari clinici che si possono presentare – spiega Merighi – Una volta definito lo stadio della malattia è a nostro carico la prescrizione terapeutica, che prevede la scelta del farmaco, stabilita in base alle caratteristiche patologiche. Durante la terapia effettuiamo dei controlli ambulatoriali e laboratoristici fino al termine del trattamento”.
“Dal 2014 con l’introduzione dei DAA (antivirali ad azione diretta) abbiamo trattato oltre 410 pazienti. Con l’avvio dello screening provinciale HCV (giugno del 2022) abbiamo preso in carico 35 pazienti. Tutti i soggetti sono stati trattati e tutti coloro che hanno terminato il percorso terapeutico sono risultati guariti. L’auspicio per il futuro è quello di proseguire il progetto di screening per continuare ad offrire ai cittadini della provincia di Ferrara la nostra esperienza e le cure necessarie a prevenire le complicanze e limitare la circolazione del virus fino, speriamo, alla sua completa eradicazione”, conclude il dott. Merighi.
L’Unità Operativa di Malattie Infettive Territoriali – diretta dal prof. Rosario Cultrera – partecipa attivamente al programma di screening, consigliando a tutti i pazienti che rientrano nei criteri dati dal programma ministeriale di sottoporsi allo screening diagnostico. Il paziente viene anche informato che, nel caso dovesse risultare positivo allo screening diagnostico, sarà avviata una terapia antivirale (il Reparto è anche Centro prescrittore dei farmaci antivirali impiegati nel trattamento dell’epatite C). L’Unità Operativa è inoltre direttamente responsabile della diagnosi e cura delle epatiti virali nei detenuti nella Casa Circondariale di Ferrara.
Dagli ultimi dati raccolti, su 1.342.445 cittadini destinatari dello screening in Emilia-Romagna, 240.179 (pari al 17,9%) hanno effettuato il test di screening nel 2022. Di questi 2.215 sono risultati positivi (0,92%), e per 386 (0,16% di quanti hanno effettuato lo screening) la positività è stata confermata dal successivo test. 354 sono stati inviati ai centri di cura specialistici e 219 hanno iniziato il trattamento terapeutico.
L’azione di screening
Per individuare e curare le persone che non sono a conoscenza della propria positività al virus HCV il Ministero della Salute nel 2021 ha promosso in tutto il territorio nazionale uno screening gratuito.
“A Ferrara, come in tutta la regione – sottolinea la dott.ssa Caterina Palmonari, Responsabile dell’Unità Operativa semplice dipartimentale “Screening Oncologici, Epidemiologia e Promozione della Salute” e Direttrice del Distretto Ovest dell’Azienda Usl di Ferrara – grazie allo screening è possibile identificare tutti i casi positivi e fornire le giuste terapie, consentendo di bloccare l’evoluzione della malattia ed evitare il contagio di altre persone. Lo screening è rivolto a tutti i nati tra il 1969 e il 1989 che possono aderire senza la ricetta medica e senza il pagamento del ticket ed avviene attraverso l’esecuzione di un prelievo di sangue. In caso di positività il paziente verrà contattato direttamente dal Centro Specialistico di riferimento locale per la presa in carico e per definire l’inizio della terapia antivirale. Nel caso favorevole dell’esito negativo si riceverà il referto degli esami sostenuti sul proprio Fascicolo Sanitario Elettronico e si uscirà dal percorso di screening”.
A Ferrara le persone invitate ad eseguire lo screening sono state oltre 95.000 e l’adesione si attesta al primo posto in Regione con il 47% di aderenti.