Pisa, 2 ottobre 2018 – L’Unità operativa di Epatologia dell’Aou pisana, diretta dalla prof.ssa Maurizia Brunetto, ospiterà il 3 e 4 ottobre la visita ufficiale del dott. Jaime C. Montoya, direttore generale del Consiglio superiore per la ricerca e lo sviluppo in sanità delle Filippine, accompagnato dal capo della Divisione sviluppo, la dott.ssa Carina L. Rebulanan.
Lo scopo della visita in Italia della delegazione governativa filippina, organizzata dalla Fondazione Italiana Fegato è la definizione di un programma di collaborazione tra medici e ricercatori dei due Paesi, per ridurre l’impatto del maggiore problema di salute pubblica in quelle zone causato dalle malattie croniche e dal tumore del fegato (epatocarcinoma).
Le sedi italiane visitate dalla delegazione filippina sono due: Trieste (Laboratori del Liver Research Center del Science Park di Basovizza) e, appunto, Pisa (laboratorio e reparto dell’Unità operativa di Epatologia, che è Centro di riferimento della Regione Toscana per le malattie croniche e il tumore del fegato).
Le Filippine hanno una popolazione di 105 milioni di abitanti con una delle più elevate prevalenze al mondo dei portatori cronici del virus dell’epatite B (HBV): circa il 17% delle persone con età compresa fra i 20-40 anni è HBsAg* positivo.
Il tumore del fegato conseguente all’infezione e malattia cronica da HBV è la seconda causa di morte per malattia neoplastica.
La scelta di Pisa consegue al fatto che il gruppo di lavoro e ricerca diretto dalla professoressa Brunetto è un riferimento internazionale per le epatiti croniche virali e il tumore del fegato, avendo scoperto la principale causa di cirrosi ed epatocarcinoma da HBV, l’epatite cronica B HBeAg negativa e il suo agente infettivo.
Il gruppo di ricerca pisano ha anche effettuato fondamentali scoperte, che consentono di studiare l’epigenetica epatica mediante la caratterizzazione dei microRNA epatici circolanti nel sangue, senza dover ricorrere alla biopsia epatica.
Infine, grazie a una collaborazione internazionale, a Pisa è stato trattato, nel 2014, il primo caso di tumore solido umano (epatocarcinoma da infezione cronica da HBV) con una cura personalizzata, ottenuta modificando geneticamente le cellule immunitarie del paziente e indirizzandole sugli specifici bersagli molecolari di quello specifico tumore. La modificazione antitumorale del sistema immunitario del paziente è l’ultima frontiera della lotta al cancro, come dimostrano anche i Nobel recentemente assegnati.
Su questi argomenti, durante la visita, saranno discusse e definite le collaborazioni di ricerca e formazione tra l’Università di Pisa, l’Aou pisana e centri universitari e di ricerca delle Filippine
*(test diagnostico del HBV)