Palermo, 19 maggio 2020 – L’epatite C (HCV) incide sulla qualità di vita dell’individuo e rappresenta un importante problema di salute pubblica, che richiede una risposta urgente e colloca gli ospedali in prima linea per combattere la patologia.
L’Unità Operativa di Medicina dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli, diretta dal dott. Fabio Cartabellotta, da anni riferimento per il trattamento delle patologie epatiche e centro capofila della Rete HCV Sicilia, ha avviato all’interno della Struttura sanitaria un progetto dal titolo “HCV Patient Journey” per sconfiggere l’epatite C, favorendo lo screening e la presa in carico dei pazienti e contemporaneamente per informare i cittadini ed il personale sanitario.
Nel marzo 2015, in Sicilia è stato istituito il registro HCV, che contiene i dati dei pazienti fino ad oggi. In questo arco di tempo, nella piattaforma web sono stati registrati 18.300 pazienti che rappresentano lo 0,35% della popolazione generale dell’Isola. Il 57% sono maschi con un’età media di 61 anni, il 34% di età superiore ai 70 anni. Negli ultimi anni, nel 97-98% dei casi gli antivirali ad azione diretta, hanno permesso di curare le infezioni da virus C.
“Alla luce dell’osservazione epidemiologica della Rete HCV dal primo di novembre dello scorso anno – commenta il dott. Fabio Cartabellotta – abbiamo avviato uno screening generale di tutti i pazienti che accedono al reparto di medicina; il 98% dei quali perviene attraverso l’area di emergenza. Il nostro reparto è dotato di 31 posti letto in cui afferiscono 1.200 pazienti, il 50% per patologie respiratorie, il 30% per patologie gastroenterologiche ed il restante 20% per patologie metaboliche e per patologie correlate all’età senile. Il 75% dei pazienti ha più di 65 anni. Il 55% sono uomini ed il 45% donne. Lo screening pilota, ha rilevato che su 355 ricoverati è stata trovata una prevalenza del 7,5% di pazienti positivi all’anti HCV dei quali solo una percentuale presenta il virus attivo ma comunque non noto”.
“L’obiettivo del nostro progetto di screening – prosegue Cartabellotta – è quello di far emergere il ‘sommerso’ (pazienti infetti non noti) fra i soggetti di età compresa fra i 40 e gli 80 anni ricoverati presso le unità operative di Medicina Interna, Oncologia, Neurologia, Chirurgia, Ortopedia e Cardiologia e contemporaneamente di avviare i pazienti alla cura”.
Il lavoro si articolerà in più fasi: una preliminare di tipo educazionale, informativa con la relativa divulgazione di materiale informativo, l’altra di screening durante il ricovero attraverso la ricerca dell’anticorpo anti HCV (HCV Ab) con chemiluminescenza (i pazienti positivi saranno avviati al trattamento e indirizzati a consulenza epatologica con ambulatorio dedicato). Seguirà una fase di gestione da parte di personale dedicato della raccolta dei dati anamnestici, demografici, clinici e biochimici dei pazienti e nell’ultima fase dello screening verranno resi pubblici i risultati.
“Il nostro progetto – dichiara il dott. Gianpiero Seroni, direttore sanitario dell’Ospedale – si colloca nella prospettiva di raggiungere uno degli obiettivi primari fissati dall’OMS che prevede l’eliminazione dell’epatite C entro il 2030. Abbiamo subito accolto il progetto per la sua rilevanza scientifica che parte dalla conoscenza e dall’informazione che sono alla base delle possibilità di compiere delle scelte consapevoli. È fondamentale che tutti abbiano gli strumenti per prevenire e limitare l’infezione da HCV”.