Padova, 25 ottobre 2016– Si è tenuto oggi presso l’Azienda Ospedaliera di Padova, un workshop dedicato all’epatite C con focus sulla Regione Veneto, che ha riunito un parterre di esperti tra cui: Paolo Turri, Responsabile Assistenza Specialistica Regione del Veneto – ha portato nel suo intervento alcuni dati: i pazienti trattati da gennaio a settembre 2016 sono stati 1.625 con una media mensile di 210 pazienti.
I pazienti in attesa di essere trattati ed eleggibili ai criteri AIFA sono 640 e ulteriori 1.460 sono già noti ma non rientrano in questi criteri. Sta per essere attivato un programma di sensibilizzazione verso i Centri e i MMG per intercettare i pazienti meno gravi. La spesa lorda sostenuta per i farmaci di epatite C da gennaio a luglio 2016 è stata di 184.816.000 euro di cui la spesa reale 113.616.000 euro. Nello specifico dell’Azienda Ospedaliera di Padova, i pazienti trattati da Registro AIFA sono stati 933.
Ha portato i suoi saluti all’incontro il Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera di Padova Daniele Donato, definendo il tema della giornata molto importante per gli aspetto economici che ne derivano e per dare una risposta più appropriata ai pazienti.
Alfredo Alberti, Epatologo Azienda Ospedaliero Universitaria di Padova – ha spiegato che negli ultimi due anni la terapia della epatite C, che rappresenta la principale causa di cirrosi, di tumore del fegato e di trapianto epatico in Italia e nel Veneto, è stata rivoluzionata dalla introduzione dei nuovi antivirali orali, di altissima efficacia e tollerabilità.
“In Veneto, da gennaio 2015 ad oggi, sono stati trattati con questi farmaci oltre 3.500 pazienti con malattia avanzata , in vari casi già scompensata, ottenendo la eliminazione definitiva del virus in oltre il 90%, con importanti benefici clinici, come anche documentato da una piattaforma Regionale: la piattaforma Navigatore, che registra tutti i trattamenti nella rete dei Centri Clinici del Veneto. L’obiettivo è ora quello di estendere le cure anche a pazienti meno gravi, che sono in attesa di queste terapie innovative, in un programma che preveda il riconoscimento precoce della malattia e allarghi progressivamente il diritto di accesso per un numero di pazienti che in Veneto è stimato essere di almeno 10.000 per i casi già diagnosticati e verosimilmente altrettanti da identificare. Questi nuovi scenari prevedono un coinvolgimento attivo e una task force con MMG, clinici e altri attori del sistema”, ha concluso Alberti.
Stefano Campostrini, Professore ordinario di statistica sociale e Direttore della scuola dottorale presso l’Università Cà Foscari di Venezia – ha dichiarato che: “il caso dei nuovi farmaci per la cura dell’epatite C è assolutamente paradigmatico, imponendo soluzioni innovative che, da un lato rispettino i diritti di salute dei cittadini e i principi di equità, dall’altro non ‘sbanchino’ il sistema – sottolinea il Professore – aldilà della ‘negoziazione’ con le case farmaceutiche, vanno pensati e attuati meccanismi efficienti che offrano equamente le cure partendo da chi ne più ha bisogno e che si basino, a mio avviso, su queste tre principali caratteristiche: piena comprensione dell’evoluzione clinica della patologia e della sua epidemiologia, attento controllo degli effetti di cura e degli effetti collaterali, apertura studio e sostegno del mercato delle nuove molecole”.
Domenico Crisarà, Segretario FIMMG Veneto – ha definito di fondamentale importanza la necessità che la medicina di territorio, partendo dai MMG, abbiano un’evoluzione in termini di collaborazione e integrazione con le reti e di comunicazione tra i vari attori operanti.
fonte: ufficio stampa