Epatite C e Covid-19, test congiunti per campagna di prevenzione. Parte da Roma il roadshow itinerante

Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT: “Da una parte bisogna capire la diffusione del Covid-19 sul territorio nazionale e il peso degli asintomatici; dall’altra possiamo far emergere il ‘sommerso’ e avviare al trattamento i soggetti affetti da Epatite C”

Roma, 5 agosto 2020 – È partita oggi, mercoledì 5 agosto, a Roma, un’importante campagna di prevenzione: presso un ambulatorio mobile, collocato a Piazza del Popolo, attraverso 2 test capillari,è possibile effettuare lo screening congiunto per Covid-19 ed Epatite C. L’esame diagnostico gratuito, patrocinato dal Comune di Roma, è iniziato questa mattina alle 9.30 e proseguirà fino alle 18.00. Successivamente l’ambulatorio mobile farà tappa in Lombardia ed in Campania.

Questo roadshow itinerante, realizzato nell’ambito delle iniziative per la Giornata Mondiale contro le Epatiti proclamata dall’OMS per il 28 luglio, è stato promosso dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato – AISF e dalla Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT, con il patrocinio dell’Associazione Pazienti EpaC Onlus, ed è stato organizzato dalla società di consulenza manageriale in ambito healthcare MA Provider.

Responsabili scientifici dell’iniziativa sono il prof. Massimo Andreoni, Direttore scientifico della SIMIT e Professore di Malattie Infettive della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata, e il prof. Salvatore Petta, Segretario AISF e Professore di Gastroenterologia all’Università di Palermo.

Le origini del progetto e il calo dei trattamenti
La proposta di un doppio test affonda le radici nelle attività sviluppate già da diversi anni dalle Società scientifiche AISF e SIMIT e dall’Associazione pazienti EpaC onlus, riunite sotto la sigla di ACE – Alleanza contro le Epatiti e ha preso vigore nelle ultime settimane. Diversi studi, infatti, hanno rilevato una riduzione di oltre il 90% dei trattamenti durante il lockdown.

Prof. Massimo Andreoni

L’opportunità di un test congiunto è stata esplicitamente indicata anche nel documento conclusivo dell’“Indagine conoscitiva in materia di politiche di prevenzione ed eliminazione dell’epatite C”, approvato all’unanimità in XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, lo scorso 11 giugno: può infatti costituire un primo step per ampliare gli screening per far emergere il ‘sommerso’ secondo l’obiettivo prefissato dall’OMS di eradicare la patologia entro il 2030.

Un risultato raggiungibile grazie all’innovazione garantita dai nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA) per il trattamento dell’Epatite C, che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in tempi rapidi e senza effetti collaterali.

Il rilievo scientifico dell’iniziativa
“La pandemia di Covid-19 ha dimostrato quanto sia importante e occorra investire in prevenzione in ambito infettivologico – evidenzia il prof. Massimo Andreoni – In questo caso, ciò significa fare screening, ossia individuare i soggetti affetti dal virus dell’Epatite C ma inconsapevoli della loro condizione. Proprio questa mancanza di consapevolezza implica la necessità di un legame più stretto tra mondo scientifico e popolazione: la SIMIT ha dunque deciso di andare sul territorio per mettere la scienza al servizio dei cittadini. Per favorire questo processo, possiamo usufruire di una contingenza che coinvolge tutti: visto che anche Covid-19 pone l’esigenza di test per riconoscere la diffusione del virus, possiamo mettere insieme le due cose. Da una parte serve per capire la diffusione del Sars-Cov-2 sul territorio nazionale e il peso degli asintomatici; dall’altra possiamo far emergere il ‘sommerso’ e avviare al trattamento i soggetti affetti da Epatite C. Tecnicamente non ci sono difficoltà a fare ambedue i test sierologici”.

Prof. Salvatore Petta

“Ripartire con gli screening è fondamentale ed è sicuramente il primo passo da fare in questi mesi successivi al lockdown, ma non è comunque sufficiente per riprendere il cammino verso l’eliminazione dell’Epatite C dal nostro Paese – ammonisce il prof. Salvatore Petta – Oltre all’ampliamento degli screening, che può partire proprio con i test abbinati, è necessario procedere su molteplici fronti. Il processo non si deve fermare agli screening, ma deve proseguire con il linkage to care e la veicolazione dei pazienti al trattamento, per dar vita a una sorta di filiera nelle terapie. Affinché ciò avvenga, è anzitutto necessario un decreto attuativo che dia seguito all’emendamento al Decreto Milleproroghe dello scorso febbraio. Questo provvedimento, infatti,ha stanziato 71,5 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per introdurre lo screening gratuito necessario a individuare i potenziali malati di epatite C per l’eradicazione dell’HCV: adesso bisogna passare all’atto pratico affinché non si perdano queste risorse. Inoltre, è necessario creare un Piano Nazionale di eliminazione dell’Epatite C, che includa anche una valutazione sulla possibilità di proroga dello status di innovatività dei farmaci”.

“Oggi grazie allo sforzo congiunto di Società Scientifiche, Associazioni dei Pazienti e imprese è stato raggiunto un importante risultato: diffusione delle informazioni e prevenzione con test per Epatite C e sierologico per Sars-CoV-2. Come Istituzioni siamo presenti, non solo fisicamente, ma anche sostenendo e amplificando il messaggio di prevenzione che deve essere portato avanti con più forza nei prossimi mesi” ha affermato il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.

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