Palermo, 23 giugno 2021 – L’epatite C è una patologia, causata da un virus l’HCV che attacca il fegato causando un’infiammazione dello stesso organo. Incide sulla qualità di vita dell’individuo e rappresenta un importante problema di salute pubblica, che richiede una risposta urgente e colloca gli ospedali in prima linea per combattere la patologia. Dal 2015 è avvenuta una rivoluzione per la cura ovvero gli antivirali diretti che guariscono il 95% delle infezioni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a livello mondiale, circa 71 milioni di soggetti sono portatori cronici del virus dell’epatite C (HCV). L’OMS stima che nel 2016 siano morte 399 mila persone per malattie epatiche correlate a questo virus.
Nel marzo 2015, data di avvento degli antivirali diretti, in Sicilia è stato istituito il registro HCV, che contiene i dati dei pazienti fino ad oggi. In questo arco di tempo, è stata istituita una piattaforma web in cui sono stati registrati 20.300 pazienti che rappresentano lo 0,35% della popolazione generale dell’Isola. Il 57% sono maschi con un’età media di 61 anni, il 34% di età superiore ai 70 anni.
È evidente dall’analisi del registro che gli antivirali ad azione diretta, hanno permesso di curare le infezioni da virus C. Rispetto all’atteso (circa l-1,5% della popolazione) il numero delle persone trattate rimane molto basso (lo 0,3%) a fronte di un arma di beneficio per l’individuo così importante, quindi con un sommerso importantissimo.
L’Unità Operativa di Medicina dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli, diretta dal dott. Fabio Cartabellotta, riferimento per il trattamento delle patologie epatiche, centro capofila della Rete HCV Sicilia, per sconfiggere l’epatite C ha avviato all’interno della Struttura sanitaria con il contributo incondizionato di Gilead Science, un progetto dal titolo “HCV Patient Journey”, favorendo lo screening, la presa in carico dei pazienti e contemporaneamente l’informazione dei cittadini ed del personale sanitario.
I risultati ottenuti fino a questo momento con quasi 5000 pazienti sottoposti a screening ab-HCV, hanno portato ad evidenziare una prevalenza sulla popolazione generale di quasi il 6% e di questi una percentuale di viremici (positività ad HCVRNA) di quasi il 2%.
“Alla luce dell’osservazione epidemiologica della Rete HCV, dal primo di novembre del 2019 – commenta il dott. Fabio Cartabellotta – abbiamo avviato uno screening generale di tutti i pazienti che accedono al reparto di medicina; il 98% dei quali perviene attraverso l’area di emergenza. L’ospedale è dotato da discipline chirurgiche e mediche: Medicina Interna, Oncologia, Neurologia, Chirurgia, Ortopedia e Cardiologia, UTIC, Chirurgia Generale, Ginecologia, Ostetricia, i risultati ottenuti si riferiscono esclusivamente ai ricoverati. Inoltre, successivamente abbiamo voluto saggiare e quindi sottoporre a screening gratuito anche i pazienti ambulatoriali sottoponendoli a prelievo ematico. L’obiettivo del nostro progetto di screening è quello di far emergere il ‘sommerso’ – pazienti infetti non noti – fra i soggetti di età compresa fra i 40 e gli 80 anni con l’obiettivo di avviare i pazienti alla cura”.
Il progetto si articola in più fasi: una preliminare di tipo educazionale, l’altra di screening durante il ricovero attraverso la ricerca dell’anticorpo anti HCV (HCV Ab) con chemiluminescenza (i pazienti positivi vengono avviati al trattamento e indirizzati a consulenza epatologica presso l’ambulatorio dedicato attivo in Ospedale). Segue una fase di gestione da parte di personale dedicato della raccolta dei dati anamnestici, demografici, clinici e biochimici dei pazienti. Nell’ultima fase dello screening verranno pubblicati i risultati.
“Il progetto – dichiara il dott. Santi Mauro Gioè, direttore sanitario dell’Ospedale – si colloca nella prospettiva di raggiungere uno degli obiettivi primari fissati dall’OMS, ovvero l’eradicazione dell’epatite C entro il 2030. Per la sua rilevanza scientifica proseguiamo il lavoro avviato più di un anno fa partendo dalla conoscenza e dall’informazione; strumenti che costituiscono la base per poter fare compiere ai nostri pazienti scelte consapevoli. È fondamentale che tutti abbiano le capacità per prevenire e limitare l’infezione da HCV”.